Opinioni & Commenti

Se il calcio tornasse normale a partire da Firenze e dalla Toscana

di Umberto Folena

Quanto possa essere fragoroso il silenzio l’abbiamo potuto vedere, toccare e sentire domenica scorsa alle 15 allo Stato Artemio Franchi di Firenze. Un silenzio fatto di quarantamila respiri trattenuti, di lacrime che cerchi invano di ricacciare in gola, di un pugno di rose strette in mano da Cesare Prandelli.

Quel silenzio era per sua moglie, Manuela. Per lei erano le parole silenziose appese lungo la Curva Fiesole, dove più forte batte il cuore viola: «Il tempo che passa smorzerà il dolore / ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo / la sua stella ti guiderà per sempre e ci porterà lontano».

Una frase bella perché vera, senza falsa retorica; bella e vera perché normale. Come normale dovrebbe essere stare in silenzio durante il minuto di silenzio. Beata normalità… Il minuto da anni veniva riempito da applausi, fischi e quant’altro, come se il vuoto fosse fatto per essere sempre e comunque riempito.

Domenica la normalità ha trionfato allo stadio di Firenze e se ne sono accorti perfino alcuni sultani della penna, che ne hanno scritto ammirati e imbarazzati (i loro giornali sono di Milano e Roma). Anche perché alla fine i giocatori della Fiorentina hanno atteso i giocatori dell’Inter, da cui erano stati sonoramente battuti, per stringere loro la mano, come si fa in tanti altri sport di squadra ma nel calcio mai. Altra normalità riconquistata e non per caso.

Chi frequenta il tifo viola, anche soltanto su internet, sa che la proposta di un minuto che fosse di silenzio vero era stata dibattuta, non senza qualche polemica (altrimenti non saremmo a Firenze e in Toscana), per una settimana intera.

Quel silenzio così emozionante è stato una conquista voluta, meditata e razionale, non un «incidente». Allora il calcio sta ridiventando normale, a partire da Firenze? Domenica scorsa è successo un altro fatto di eccezionale normalità: gli ultrà dell’Atalanta hanno chiesto scusa, per iscritto, agli altri tifosi per gli incidenti dell’11 novembre. Normalità… Forse il segreto sta lì, in fatti e uomini normali, e veri, che nel calcio stanno rosicchiando spazio alla vuota retorica di chiacchiere e personaggi falsi.

Parliamoci chiaro: senza Cesare Prandelli, e i suoi figli Carolina e Niccolò, quel silenzio ci sarebbe stato? Il tifoso Enzo, su fiorentina.it, scriveva: «Cesare, hai cambiato Firenze». Sì, in silenzio l’ha cambiata.