Opinioni & Commenti

Costretti alla sobrietà. Può essere un’occasione

di Mauro Banchini

Avviare un movimento dal basso sui nuovi stili di vita». È l’obiettivo di una rete (www.diweb.it/pd/pastoralesociale) messa in piedi a Verona da alcune diocesi e rivolta «a chi pensa che una vita felice dipenda anche da uno stile di vita più lieve».

Esperienze minoritarie perfino in un contesto abituato a sapere che neppure Salomone («con tutta la sua gloria»), vestiva meglio di un piccolo, umile, inutile, stupido giglio di campo. Ma esperienze che lo stesso contesto economico odierno potrebbe, obtorto collo, rendere praticabili.

Se il potere d’acquisto dell’euro si indebolisce fino a rendere necessari sacrifici, perché non cogliere la grande occasione che comunque si offre? Perché non reimpostare il nostro stile di vita puntando sulla compatibilità? Perché dar ragione allo spot secondo cui uno va ringraziato solo se ha comprato?

Nessuno, certo, si augura ritorni a un passato di stenti. L’Italia del 1945 aveva grandi speranze ma pure tremende povertà. Oggi, però, si possono auspicare libere e consapevoli scelte verso forme di consumo meno compulsivo, più critico. Sarebbe un passo in avanti.

Uno non è più libero solo perché si fida degli spot che fanno comprare l’ultimo tipo di cellulare quando basta e avanza il tipo precedente. L’intelligenza non si pesa dal numero di bottiglie in plastica comprate solo perché l’ha detto Del Piero. Non sta scritto nella Bibbia che per acquistare uno spillo si debba pagare anche un triplo involucro di plastica, alluminio, polistirolo.

Molto si potrebbe fare anche nelle nostre parrocchie. Anche nei corsi in preparazione al matrimonio. Anche nei circoli e nei gruppi. Non a caso la Cei, in vista della terza Giornata per la salvaguardia del Creato, ha diffuso un messaggio inequivocabile («Una nuova sobrietà per abitare la terra») con l’invito a «ridurre quei consumi che non sono realmente necessari e imparare a soddisfare in modo ragionevole i bisogni essenziali». Non lo scrive un pazzo. Lo scrivono i vescovi, sulla strada di Uno che proclamò una cosa ancora più sconvolgente: la vita vale più del cibo, il corpo più del vestito.

Non fatevi fregare dalle griffe – direbbe oggi il Capo – voi valete assai più di un Prada qualunque.