Opinioni & Commenti
In punta di piedi tra la gente delle tendopoli
di Paolo Bustaffa
Si entra in punta di piedi nei campi dove le tende si stringono le une alle altre quasi ad esprimere il desiderio di quanti le abitano di essere insieme nel dolore e nella speranza. Di essere insieme nell’esprimere una grande dignità che traspare anche nella cura con la quale queste città di tela vengono tenute.
Di essere insieme nel ringraziare per una solidarietà rispettosa ed efficace.
Di essere insieme nel chiedere di stringere il più possibile i tempi del ritorno a casa e i tempi della ricostruzione.
Di essere insieme nel porre mano a questa non facile impresa.
Di essere insieme nel chiedere che tante domande sulla dimensione della tragedia abbiano risposte di verità e di giustizia.
Si cammina in punta di piedi lungo i vialetti tra le fila di tende come si cammina in punta di piedi lungo le strade tra le fila di case vuote e sfregiate nella città e in tanti piccoli centri sparsi sulla montagna.
Tra le tende qualche stretta di mano, qualche parola, qualche sorriso…
Per capire la gente occorre anche l’umiltà di camminare al suo fianco, di ascoltare, di venire interrogati e non solo di interrogare.
Questo peraltro insegnano i maestri di un giornalismo che ama le persone non meno delle regole.
Si possono fare incontri diversi da quelli dettati dalle solite agende.
In ogni campo di accoglienza dei terremotati accanto ai molteplici punti di assistenza c’è uno spazio dedicato alla preghiera, al silenzio, all’ascolto. È soprattutto in questo luogo, segnato da una tenda o nascosto in ogni persona, che la memoria dà appuntamento alla vita, non per rallentarne il passo verso il domani ma per non smarrire la direzione di un cammino. Ed è proprio in questo luogo, visibile o invisibile, che le parole, le promesse le immagini vengono messe alla prova, si confrontano con la domanda di verità e di speranza. Si cammina in punta di piedi in questa terra ferita e resa sacra dal dolore e dalla morte, si cammina in punta di piedi lungo questi sentieri tra le tende che, non solo per chi le abita, sono richiamo alla provvisorietà, all’essenzialità, alla strada da percorrere verso la meta.
Al tempo delle lacrime succederà il tempo dei sorrisi ma sarebbe un’offesa alla dignità di un popolo nobile e fiero ritenere possibile che gli uni siano separabili dagli altri. Verranno, e occorrerà vigilare perché non ci siano ritardi, il ritorno a casa e la ricostruzione: la memoria li accompagnerà in punta di piedi fuori dalla tendopoli e dentro la vita.