Opinioni & Commenti
Firenze, il Consiglio comunale pasticcia sul testamento biologico
di Umberto Folena
Bisogna fare i complimenti al Consiglio comunale fiorentino. Alla fine della partita, un attimo prima del triplice fischio finale, riesce a confezionare un’azione capolavoro proprio su una delle materie più controverse, attorno alla quale medici, giuristi e filosofi ingaggiano da tempo un dibattito aspro e serrato senza riuscire a giungere a conclusioni da tutti condivise: il fine-vita. Inezie, per il Consiglio. Passa la mozione sul testamento biologico (chiamiamolo così, anche se così non andrebbe chiamato perché un testamento dispone di oggetti, non della vita), nulla da fare invece sul «testamento urbanistico», ossia il «Piano»: pur sempre di un aspetto rilevante della vita dei cittadini.
Complimenti, dunque. Peccato si tratti di un pasticcio irto di incongruenze e forzature, tutte ben ideologicamente orientate, quasi un corollario a un’altra recente forzatura, la cittadinanza onoraria concessa a Beppino Englaro. Un atto di forza celato sotto le fattezze di un testo lungo e arduo, stilato in un burocratese estenuante, dal valore pratico irrisorio ma, nelle intenzioni dei signori consiglieri, dall’alto valore ideologico. Ma come non vedere un eccesso di presunzione in un Consiglio comunale che interpreta (a modo suo) due articoli della Costituzione, 13 e 32, in modo forzato e discutibile? Un Consiglio che sembra dare valore giuridicamente vincolante alla Carta dei diritti fondamentali della Ue, che non ne ha. Un Consiglio che cita il codice di deontologia medica evitando di ricordare possibile gli sia sfuggito? che esso si limita a ribadire il divieto di accanimento terapeutico e la necessità per il medico dell’acquisizione del consenso informato e della considerazione di quanto precedentemente espresso dal paziente; ma non attribuisce, né potrebbe farlo, alcun rilievo giuridico alle dichiarazioni anticipate. Stupefacente è poi che un Consiglio comunale di centrosinistra si appelli a un sondaggio. La politica costruita sui sondaggi, alla ricerca del consenso sicuro, finora era stata rimproverata dalla sinistra alla destra. Gli stessi ricercatori, quelli seri, invitano i giornalisti a precisare la domanda esatta posta agli italiani, la composizione del campione, la data di rilevazione: il Consiglio si limita a parlare di «recentissimo sondaggio Eurispes».
Ma il capolavoro è un altro. In pochi attimi, con un’acrobatica rovesciata, il Consiglio scioglie il nodo che tiene impegnati i due rami del Parlamento, medici giuristi filosofi, insomma tutto il Paese: idratazione e alimentazione artificiali sono «terapie». Lo dà per certo, sulla base di una sentenza riguardante un caso particolare Eluana Englaro che seguiva molte altre sentenze tutte di segno opposto; lo dà per certo, ma certo non è. Basta leggere lo spazio ci consente una sola citazione autorevole il «Parere», datato 30 settembre 2005, del Comitato nazionale di bioetica su «Alimentazione e idratazione di pazienti in stato vegetativo permanente»: «La sospensione di idratazione e nutrizione di pazienti in stato vegetativo è da considerarsi eticamente e giuridicamente illecita tutte le volte che venga effettuata sulla base della percezione che altri hanno della qualità della vita del paziente». La questione è seria e chiunque se ne occupi sa che pure il termine «forzata» va usato con estrema cautela, se accostato a idratazione e alimentazione. Al limite, anche una flebo a un paziente disidratato potrebbe essere considerata «idratazione forzata».
Ma l’enormità più enorme sta nella pretesa dell’Ente Comune della «possibilità giuridica e amministrativa di farsi promotore di atti amministrativi volti a introdurre il riconoscimento formale del valore etico delle dichiarazioni anticipate di trattamento di carattere sanitario», pretesa del tutto priva di fondamento e di effetti. L’espressione «riconoscimento formale del valore etico» è tanto roboante quanto priva di senso logico-giuridico.
Gran bel gol, complimenti. Peccato sia viziato da un fuorigioco, un mani volontario e una simulazione. Annullato.