Opinioni & Commenti
Referendum, un «sì» convinto al terzo quesito
di Claudio Turrini
C’è una probabilità su mille che i referendum di domenica 21 e lunedì 22 giugno superino il quorum del 50%. Non succede dall’11 giugno 1995, quando i quesiti furono 12 e vinsero i «no» in sette casi, tra cui quello sul divieto di interruzioni pubblicitarie nei programmi tv. Questa volta poi su pressione della Lega Nord si è fatto di tutto per favorire l’astensionismo.
Votare per i referendum lo scorso 6-7 giugno avrebbe fatto risparmiare almeno 200 milioni di euro. Ma per la Lega era troppo alto il rischio che il quorum venisse raggiunto e minacciò una crisi di governo. E dopo il successo alle amministrative Umberto Bossi ha ottenuto dal premier l’impegno a tacere su questo argomento. Ma un po’ tutta la classe politica, anche quella che si è adoperata per la raccolta delle firme, ha mantenuto un basso profilo sui quesiti (come del resto sulle Europee), concentrandosi piuttosto su amministrative e ballottaggi.
Se a qualcuno va bene così, allora domenica vada pure al mare, perché astenersi è legittimo. Ma se invece vuole tentare (senza troppe illusioni) di correggere questa «porcata», vada alle urne e voti «sì» almeno al terzo quesito, quello sulle candidature multiple. Sugli altri due (rispettivamente per Camera e Senato) si possono avere più dubbi. Attribuire il premio di maggioranza al solo partito vincente (invece che alla coalizione) spinge verso il bipartitismo e non tutti, penso, condividono questa prospettiva.
Ma un «sì» costringerebbe almeno i partiti a trovare un accordo per cambiare questa legge.