Opinioni & Commenti

Dal Papa un forte impulso alla rinascita spirituale e missionaria della Chiesa

di Giuseppe Savagnone

Agli occhi di molti la Chiesa cattolica – almeno a livello di immagine – sta vivendo uno dei momenti più critici della sua storia recente. Ma il significato originario della parola «crisi», come è noto,  non indica tanto una difficoltà che si subisce, quanto piuttosto un giudizio che si compie attivamente, dunque anche un discernimento e una scelta. In esso, perciò, sono presenti al tempo stesso l’aspetto negativo del rifiuto di qualcosa e quello positivo della decisione che si assume. Nelle attuali vicende ecclesiali entrambi questi aspetti appaiono ben presenti. E di entrambi è protagonista, in prima persona, Benedetto XVI. È stato lui, in realtà, a mettere in moto il processo che si sta svolgendo sotto i nostri occhi, sia sotto l’uno che sotto l’altro profilo.

In tempi non sospetti, quando nessuno attaccava la Chiesa e il mondo stringeva intorno a Giovanni Paolo II ormai morente, il cardinale Jospeh Ratzinger, durante la Via Crucis del 2005, aveva sorpreso tutti con una denunzia che allora a qualcuno sembrò gratuita: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». E aveva espresso questa ardente, sofferta preghiera: «Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo».

Dopo l’elezione a Papa, la sincerità e il dolore che trasparivano da queste parole si sono concretizzati in un impegno coerente e deciso di purificazione della comunità cristiana dalle scorie che l’appesantiscono. La ferma posizione nei confronti dello scandalo della pedofilia e dei suoi responsabili non è l’unico esempio di questa svolta. A dispetto di quanti cercavano di far apparire le accuse di questi ultimi tempi come il frutto di una cospirazione esterna, se non addirittura di una persecuzione, il Papa non si è stancato di ripetere che i problemi della Chiesa sono al suo interno. «Il danno maggiore, infatti» – egli ribadiva ancora pochi giorni fa, nell’omelia per il conferimento del pallio agli arcivescovi metropoliti –, «essa lo subisce da ciò che inquina la fede e la vita cristiana dei suoi membri e delle sue comunità, intaccando l’integrità del corpo mistico, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza». Non si tratta solo di sesso! «Egoismo, vanità, orgoglio, attaccamento al denaro»: ecco alcuni dei mali denunziati dal Santo Padre e da cui bisogna che la comunità cristiana si liberi.

Questo per l’aspetto «negativo» della crisi. Al tempo stesso, però, Benedetto XVI sta dando un fortissimo impulso alla rinascita spirituale e missionaria della Chiesa. «La Chiesa è giovane, aperta al futuro», ha sottolineato il Papa, e la missione affidatale da Cristo «è ben lontana dal suo compimento». La recentissima istituzione del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione dell’Occidente testimonia di questo rinnovato dinamismo, volto a realizzare concretamente l’universalismo del messaggio cristiano.

Ma, nell’ottica di Benedetto XVI, questo nuovo slancio missionario esige, a monte, un approfondimento della dimensione spirituale, innanzi tutto riqualificando la figura forse oggi più esposta alla crisi, quella del presbitero. A questo è stato dedicato l’anno sacerdotale. E ancora in questi giorni il Santo Padre, ricordando la figura di san Giuseppe Cafasso, ne ha tratto lo spunto per additare in lui un «formatore di preti santi». Il tipo di presbitero che egli ha contribuito a formare – ha notato il Papa – è stato quello «del vero pastore con una ricca vita interiore e un profondo zelo nella cura pastorale». Egli «educava ad essere buoni confessori e direttori spirituali». E del resto al «ministero della confessione (…) egli stesso dedicava molte ore della giornata», così come per molti che accorrevano a chiedere il suo aiuto «fu sapiente consigliere spirituale».

Le crisi possono essere un momento decisivo di crescita. Il Papa lo sa bene e mostra di non averne timore. Sotto la sua guida, la Chiesa sta imparando ad essere più trasparente a se stessa. Questo può essere per lei doloroso. Ma la costringe a ritrovare la propria più profonda identità spirituale. Questo è il cammino su cui il Santo Padre ci sta conducendo con fermezza e con amore.