Opinioni & Commenti
Giornalisti cattolici e Creato: se l’addetto stampa lo fa il Papa
di Mauro Banchini
Quando è arrivata la notizia nessuno voleva crederci. Che in una delicata giornata referendaria, con tre quesiti su temi ambientali, il Santo Padre già intervenuto con un saluto a Greenaccord ma soprattutto reduce da un discorso fortissimo proprio sull’ecologia che il Papa potesse citare addirittura il convegno pistoiese durante l’Angelus, era considerata ipotesi di scuola. Invece è accaduto. Poche parole, certo, ma esplicite per i giornalisti riuniti a Pistoia nell’ottavo «Forum dell’informazione cattolica per la salvaguardia del Creato»: convegno quest’anno mirato allo «spazio comune dell’uomo nel Creato».
Robusti gli interventi, sul «bene comune», di Stefano Zamagni, Chiara Giaccardi, Dora Francese, Mansueto Bianchi: l’economista, il sociologo, l’architetto, il vescovo hanno convenuto sulla necessità di cambiare registro.
Perfino il presidente Ance (l’associazione dei costruttori di Confindustria. Qualcuno li chiama «immobiliaristi» o, più sprezzantemente, «palazzinari») ha riconosciuto che in Italia sarebbe l’ora di piantarla con il cemento. Tutto da ascoltare l’architetto tedesco Roland Guenter, grande amico della Toscana: molti progettisti e urbanisti, e anche diversi politici, farebbero bene a tener di conto delle sue provocazioni … solo all’apparenza ideali. E nella città di Giovanni Michelucci non poteva mancare un ricordo del grande architetto-poeta che sosteneva la necessità di trovare «spazio», nelle città, anche per i «nuovi angeli»: carcerati, immigrati, devianti, poveri.
Un convegno, questo di Greenaccord, passato sotto silenzio dalla «grande» stampa toscana. A parte le cronache locali, a parte la stampa cattolica, a parte Rai Toscana (con uno spazio anche al premio giornalistico «Sentinella del Creato»), nessuno, in Toscana, si è «filato» il convenire a Pistoia. Qualcosa è uscito sulla stretta attualità referendaria («la crociata degli ecologisti di Dio»), eppure la tre giorni era densa di notizie giornalisticamente intriganti.
Le cause? Certo la pigrizia. Ma forse e qui proprio vorrei sbagliare il sospetto che la trasparente qualificazione dell’evento (giornalisti cattolici che discutono, in modo comunque laico, temi di questa concretezza lasciando trapelare il loro essere credenti) abbia potuto ingenerare, in testate più laiciste che laiche, una sorta di pre-giudizio. Inaccettabile e ingiusto. Come tutti i pre-giudizi.