Opinioni & Commenti
Informazione amputata: no al taglio della libertà
Abbiamo sottoscritto una lettera al Presidente della Repubblica (La lettera e la risposta di Napolitano). Vista la gravità della situazione, non si poteva agire in maniera diversa. Se il rischio di chiusura è incombente per molti nostri giornali, e per tanti altri come noi che in queste settimane sono sulla graticola, qualche azione eclatante andava pur messa in campo. Altre ne seguiranno, se qualcosa non cambierà nei prossimi giorni. Quando in ballo c’è la libertà di informazione non si può andare per il sottile. Troppo importante è la posta in gioco, oltre al destino di migliaia di lavoratori e di centinaia di testate, alcune storiche.
Veniamo da un anno e mezzo di sofferenze. Prima si è trattato dell’aumento improvviso delle tariffe postali. Per i nostri settimanali è stato un sacrificio enorme, sopportato perché allenati a patire. Si è tirato avanti, fra innumerevoli difficoltà, con i bilanci sempre più risicati, al limite della sopravvivenza. Poi, i nuovi costi entrati in vigore il primo settembre dello scorso hanno riacceso le speranze di un futuro meno nero. Si è trattato solo di un’illusione: dietro l’angolo c’era l’ennesimo taglio lineare ai contributi all’editoria. Se a dicembre prossimo i nostri giornali (circa la metà) percepiranno il 90 per cento dei contributi relativi all’anno precedente, per il 2011 (quelli che si incasseranno a dicembre 2012, ma sui quali si è già fatto conto) la previsione ad oggi è del 15 per cento. Le proposte inserite nei giorni scorsi nella Legge di Stabilità dicono di un taglio terribile per i contributi all’editoria che di fatto verrebbero quasi azzerati.
E’ l’ennesimo tentativo di mettere il bavaglio al territorio, come abbiamo titolato alcune settimane fa. Sì, perché tra le testate che godono dei contributi ci sono i giornali diocesani che in totale percepiscono 3,7 milioni di euro. Si tratta di ‘briciole’, come abbiamo ricordato in diverse sedi istituzionali, ma essenziali per numerosi nostri periodici che di quelle risorse fanno tesoro. Siamo di certo consapevoli che non si può sperperare denaro pubblico e che vanno individuati eventuali abusi. Per questo da tempo parliamo di rigore e di equità, due principi da applicare con scrupolosità nella gestione delle risorse disponibili.
Occorre ricordare il valore del pluralismo informativo. Infatti, oltre al cosiddetto circo mediatico costituito dalle maggiori emittenti televisive e dai grandi quotidiani nazionali, c’è una realtà di media locali, di idee e non profit cui non si può mettere il silenziatore. Ne andrebbe del dibattito democratico del nostro Paese e verrebbero meno voci autorevoli della provincia italiana che meritano, invece, di essere sostenute.
La lettera al Presidente Napolitano é stata sottoscritta da direttori di testate del più variegato orientamento culturale e politico, a dimostrazione che il pluralismo nell’informazione è un bene da tutelare per tutti, al di là della diversità di idee e opinioni. Sì, perché come abbiamo già ricordato in più occasioni, per ogni voce che si spegne ogni cittadino ci rimette in libertà.