Opinioni & Commenti
Il Natale e la crisi, occasione per cambiare il nostro modo di vivere
Grazie a voi, che avete giocato con la Borsa come se fosse un videogioco che vi ha introdotti in un mondo virtuale, cancellando così totalmente quello reale. Questo vi ha fatto vivere – e continua a farlo – nell’illusione di poter ritornare, appena lo vorrete, al punto di partenza, come se la vita potesse essere riavvolta come la bobina di un registratore. Ma, forse, non avete ancora capito che la vita non è come un grande gioco di «Monopoli», che non si può tornare indietro, che non si possono correggere gli errori digitando il tasto «reset», azzerando così il passato come si farebbe con un colpo di spugna sulla lavagna.
Grazie a voi che avete contributo con la vostra passione anzi direi con la vostra egoistica e malsana pulsione per il gioco a deteriorare le condizioni di vita di molti paesi non solo i poveri, ma anche i paesi occidentali ricchi e l’Italia. Grazie a voi tante banche sono fallite e le vostre vittime hanno dovuto risanare il deficit che voi avete contribuito a creare; tante aziende hanno dovuto chiudere, creando di conseguenza un aumento importante di poveri; il declassamento dell’economia dei nostri paesi ci ha resi paesi di «Serie B»
Grazie a voi, tanti altri giovani hanno perso la speranza di un futuro certo. Sono frustrati, anche se diplomati o laureati, non hanno nessuna possibilità di realizzarsi con una professione che corrisponda al loro titolo di studio, passano da uno stage non retribuito ad un contratto a tempo determinato che scade senza poter essere rinnovato, percepiscono stipendi bassi che impediscono loro di crearsi una famiglia.
Altri, i Neet cioè i «Not in Employment, Education and Training», perché non stanno ricevendo un’istruzione, non hanno un impiego o altre attività assimilabili come un tirocinio, non cercano neanche un lavoro, perché sono profondamente delusi, senza speranza Sono più giovani di voi perché la maggior parte ha tra i 15 e 29 anni e voi siete riusciti a distruggere la loro energia, la loro grinta, i loro progetti; li avete traditi. In Europa sono milioni – solo in Italia, sono circa due milioni, e la maggior parte ovviamente nel Sud! Sono esclusi dal sistema in un momento assolutamente essenziale della loro vita. Quindi, uno spreco importantissimo di ricchezze umane non utilizzate di cui siete responsabili.
Grazie a voi, questa crisi sta demolendo tante certezze del nostro sistema sociale, politico ed economico dopo gli anni definiti dagli economisti francesi i «trenta gloriosi» (dal ’47 al ’73 circa) e ci permette di aprire gli occhi e di fare un bilancio dei danni. Non tanto del bilancio economico, perché la «macchina economica» ripartirà un giorno o l’altro. Ma del bilancio psicologico, perché ci avete permesso di capire che le nostre società erano malate.
Grazie a voi, qualcosa sta muovendosi contro la tirannia della finanza, contro il «dio soldo», e quindi contro di voi e forse da questa situazione imprevista potrà nascere un rapporto totalmente diverso con la politica. La preoccupazione, il malcontento, la rabbia, la delusione, l’esasperazione di un numero sempre più elevato di persone private del lavoro, della casa, dell’assistenza sanitaria, della pensione, emarginate e dimenticate dal mondo del benessere, sta uscendo allo scoperto e urla la sua protesta nelle piazze, attraverso i media e i social networks. La realtà degli «Indignados de la Puerta del Sol» di Madrid, degli «Occupy Wall Street» o dei «Noi siamo il 99%», anche se in parte strumentalizzata e utilizzata a fini politici, ci apre gli occhi e ci costringe a guardare una realtà umana molto spesso sottaciuta perché «fastidiosa» o «inutile» (o meglio utile solo a riempirsene la bocca a fini elettorali o propagandistici), ma che esiste: un oceano sommerso di disperazione che anche noi abbiamo contribuito a creare.
È, in fin dei conti, una bellissima sfida che ci offrite per cambiare il nostro modo di vivere personale e sociale, per riscoprire che la vita vale davvero la pena di essere vissuta non come un’effimera e superficiale sfilata di eventi che passeranno come foglie portate dal vento, ma come una quotidiana e affascinate riscoperta dei valori più semplici e profondi, scritti da sempre nei nostri cuori da una mano invisibile e fondanti la nostra esistenza; che ci provoca a porci delle domande sul senso della vita e quindi a trovare delle risposte; che ci sprona ad avere la voglia di crescere, di conoscere, di costruire, di impegnarci a cambiare non solo il mondo, ma anche e soprattutto noi stessi.
Non è il momento infatti in questo tempo di Avvento di preparare nel deserto del nostro cuore la via del Signore, di appianare nella steppa della nostra vita la strada per il nostro Dio? (Is 40, 3).