Ad affermarlo in un’intervista rilasciata al Sir è Nikolaos Vlachakis, filosofo e portavoce della Presidenza Greca dell’Ue per il quale “l’Europa ha prima di tutto un obbligo morale nei confronti dell’Iraq e del popolo iracheno, che ha sofferto prima per anni di regime dittatoriale e poi per la guerra”.Come sottolineato dal Consiglio Europeo di fine marzo a Bruxelles, ricorda il portavoce, “per noi il ruolo dell’Onu resta essenziale. L’Unione intende partecipare alla ricostruzione in Iraq nell’ambito più ampio delle Nazioni Unite: immediatamente per gli aiuti umanitari, in seguito per il sostegno economico, politico ed istituzionale. Attendiamo le decisioni delle Organizzazioni internazionali in relazione alle modalità di intervento dell’Onu e dell’Unione”. Vlachakis non dimentica, tuttavia, che “ultimamente le divisioni sul conflitto iracheno tra i Quindici, ma anche tra i Paesi candidati, hanno messo in crisi la stabilità europea”, ma è altrettanto vero che “la forza del processo di unificazione è tale che, proprio attraverso le divergenze e la loro ricomposizione, l’Europa riesce a trovare la strada per una migliore cooperazione e per il ruolo di stabilizzatore che le compete”. Per la Presidenza greca, infatti, “la firma dei Trattati di adesione del 16 aprile proverà la volontà dei popoli e dei Governi europei di superare le divergenze e di andare verso una nuova sintesi per garantire la pace nel continente e nel mondo. Essa costituisce un nuovo giorno per la famiglia europea, che continuerà con la Convenzione e con la Conferenza intergovernativa per delineare le riforme istituzionali necessarie all’Europa allargata di un domani che è già oggi”.Sir