Sono tanti gli affreschi recuperati negli ultimi anni all’interno della Basilica di Santa Maria Novella, opere credute perdute che riaffiorano con il loro carico di storia e di mistero. L’ultima in ordine di tempo è un affresco che rappresenta San Tommaso d’Aquino nell’atto di pronunciare la sua lezione inaugurale del dottorato, il celebre «Rigans Montes». Un dipinto che gli studiosi attribuiscono al Maestro di Santa Cecilia e che datano tra il 1323, anno della canonizzazione e il 1324 e che ad oggi sarebbe l’immagine più antica che raffigura il santo domenicano. Ed è proprio in occasione della memoria liturgica del santo che martedì 28 gennaio la comunità domenicana di Santa Maria Novella ha voluto celebrare i festeggiamenti solenni rendendo omaggio all’importante ritrovamento con una conferenza teologica di padre Giuseppe Barzaghi, sacerdote domenicano, docente di teologia fondamentale e dogmatica alla Facoltà teologica dell’Emilia Romagna e di filosofia teoretica allo Studio domenicano di Bologna, docente all’Università Cattolica di Milano e alla pontificiauniversità San Tommaso d’Aquino a Roma. L’affresco è stato riscoperto di recente nella quarta arcata di sinistra dove si trova l’altare dei Santi Cosma e Damiano della famiglia Pasquali. Era coperto dalla pala della «Resurrezione di Cristo e i santi Cosma e Damiano, Giovanni Battista e Andrea» di Giorgio Vasari, qui collocata nel 1568. L’opera è stata spostata per un intervento di restauro, e questa operazione ha permesso l’importante ritrovamento. L’affresco risale al primo Trecento, la fase più antica della chiesa di Santa Maria Novella. Durante l’ammodernamento vasariano della basilica, nella seconda metà del ’500, venne ricoperto da uno strato di imbiancatura ed è così che è stata ritrovato nei mesi scorsi.Come nel caso degli altri affreschi ritrovati, come quello di Francesco Botticini, si tratta di opere celate dalle grandi pale che completavano gli altari progettati da Giorgio Vasari a iniziare dal 1565 su commissione di Cosimo I de’ Medici che intendeva così rinnovare la basilica. Allo strato di scialbo, nel tempo si sono aggiunti anche strati di depositi e sporco e l’intervento di restauro, a cura di Simone Vettori, nella sua fase inziale, ha provveduto alla rimozione dei depositi per poi eliminare manualmente lo scialbo. Via via con il procedere del restauro è riaffiorata sulla superficie delicata una pittura a secco che, nonostante lo stato di degrado, rimane ben leggibile nella sua impostazione generale.Ci troviamo davanti a una pittura eseguita con grande ricercatezza e con un uso di materiali diversi, biacca, dorature, azzurrite, un’esecuzione ben curata con particolari ricercati che ci mostra S. Tommaso d’Aquino, padre di tutti i teologi, alla sua prima lezione inaugurale all’Università di Parigi sul Salmo 103, versetto 13: «Dalle tue dimore tu irrighi i monti, e con il frutto delle tue opere si sazia la terra», la prolusione con la quale inaugurò la sua attività di Magister nella primavera del 1256. Alla conferenza di padre Giuseppe Barzaghi, martedì scorso, ha fatto seguito la solenne celebrazione eucaristica presieduta da fr. Gerard Timoner, 87° successore di San Domenico alla guida dell’Ordine dei Frati Predicatori. Nell’occasione è stato possibile venerare la Sacra Reliquia del dito di San Tommaso che è conservata in Santa Maria Novella sin dai tempi della canonizzazione del santo.