I centomila ordigni antipersona disseminati in territorio colombiano dall’inizio del 2003 hanno già ucciso 120 persone, per lo più soldati e campesinos’. È come un’epidemia, aggravata dal fatto che una mina può esplodere anche 50 anni dopo il momento in cui viene deposta ha detto Beatriz Gutiérrez, coordinatrice dell’Osservatorio sulle mine antipersona della Colombia, organismo della vice presidenza. In base a dati forniti dallo stesso Osservatorio, oltre 420 centri abitati di 30 dipartimenti del Paese sarebbero infestati dalle mine, presenti soprattutto nelle aree rurali. Dal 1990 a oggi le vittime di questi ordigni – tra morti, mutilati e feriti – sono state 1.747. A più riprese il difensore civico’ Eduardo Cifuentes ha esortato i gruppi armati a smettere di utilizzare questo tipo di armi che non uccidono solo i militari ma anche i civili, in gran parte bambini, da non coinvolgere nel conflitto interno. Secondo uno studio della Direzione giustizia e sicurezza del dipartimento di pianificazione nazionale’, alla Colombia servono ancora una ventina d’anni e oltre 23 milioni di dollari per distruggere tutte le mine in stoccaggio e bonificare l’intero territorio nazionale, adempiendo così agli impegni contratti con la ratifica del Trattato internazionale di Ottawa nel 2001. Nel rapporto si afferma che finora le operazioni di sminamento sono state effettuate soprattutto con lo scopo di aprire corridoi per facilitare le operazioni militari dell’esercito regolare contro guerriglia e paramilitari. A complicare la situazione, la mancanza di mappe delle aree più a rischio e le difficoltà di eseguire le operazioni mentre continua un conflitto interno che dura ormai da quasi 40 anni.Misna