Arte & Mostre
Uffizi, nuova luce sui «Primitivi»
Da oggi, martedì 21 aprile sono riaperte le Sale dei Primitivi della Galleria degli Uffizi a Firenze. La chiusura delle sale dalla 2 alla 7 avvenuta la scorsa estate, era stata necessaria per l’esecuzione di complessi interventi che hanno riguardato il miglioramento delle condizioni climatiche interne e dell’illuminazione attraverso un sistema integrato di luce naturale ed artificiale. I lavori che sono durati nove mesi sono un ulteriore passo avanti verso la realizzazione dei Nuovi Uffizi che – come ha sottolineato Antonia Pasqua Recchia, Segretario generale del Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo – sono «traguardo fondamentale nell’ambito della valorizzazione del patrimonio culturale italiano e punta di diamante del grandioso museo diffuso che è l’Italia».
È stato un intervento delicato che ha interessato sei sale da sempre considerate «esemplari nella moderna museografia». Queste infatti furono progettate da Giovanni Michelucci, Carlo Scarpa e Ignazio Gardella, con l’assistenza e collaborazione di Guido Morozzi, e che l’allora direttore della Galleria, Roberto Salvini, definì di «un gusto di alta ma non povera semplicità e di sommessa eleganza» dove la disposizione delle opere d’arte era in perfetta armonia con i valori spaziali dell’ambiente. Gli stessi architetti del resto avevano posto l’accento sull’importanza di individuare spazi in cui fossero «esaltati tutti i valori delle opere stesse».
Il nuovo percorso espositivo è stato portato avanti con la stessa discrezione e lo stesso rispetto e rigore filologico osservati nelle stanze storiche della Galleria. A questi criteri si sono attenuti sia il restauro dell’architettura che il nuovo ordinamento che vede l’inserimento di ben 14 nuove opere provenienti da vari depositi e selezionate da Antonio Natali, Direttore degli Uffizi, e Daniela Parenti direttrice del Dipartimento pittura del Medioevo e primo Rinascimento della Galleria. Così accanto ai capolavori di Cimabue, Duccio, Giotto, Ambrogio Lorenzetti, Simone Martini, Lorenzo Monaco e Gentile da Fabriano, trovano spazio opere di Lippo di Benivieni, del Maestro della Santa Cecilia, di Pacino di Buonaguida, di Luca di Tommè, di Nicola da Guardiagrele con la sua commovente Madonna dell’Umiltà, solo per citarne alcuni.