Arte & Mostre
Prato, un museo che ha… stoffa da vendere
A 28 anni dalla sua istituzione e a sei dal suo riallestimento nella sede provvisoria del Palazzo Comunale, il Museo del tessuto trova definitivamente casa in un luogo simbolo della Prato «città-fabbrica» sviluppatasi tra ‘800 e ‘900: il lanificio Leopoldo Campolmi, gioiello di archeologia industriale del XIX secolo situato all’interno della cerchia muraria medievale della città, nel popolare quartiere S. Chiara. Una imponente ciminiera eretta nel 1896 l’ultima rimasta nel centro storico campeggia al centro dell’ampio cortile: qui in una delle lunghe ali dell’antico opificio trova sede il museo con i suoi 2400 mq di superficie disposti su due piani. Nelle altri ali verrà trasferita la biblioteca comunale «A. Lazzerini», ma ci sarà da aspettare il 2006: nascerà così il più importante polo culturale della città, un investimento che cambia il volto di un quartiere intero e che è costato al Comune 7 miliardi delle vecchie lire per l’acquisto e 5 miliardi per il restauro e l’allestimento del museo.
Al primo piano le volte a crociera lasciano il posto alle classiche capriate che hanno caratterizzato decenni di architettura industriale pratese. Qui il visitatore entrerà in contatto con «Prato città tessile»: dal panno medievale al rapporto con l’alta moda, vengono svelati almeno otto secoli di produzione. Poi la sezione contemporanea, dagli anni ’90 ad oggi, dove emblematico «trofeo» di creazione e impresa tutte pratesi è conservata la copia fedele del piviale multicolore che Giovanni Paolo II indossò per l’apertura del Giubileo del 2000.
L’itinerario si conclude con la vasta area in cui verranno allestite le esposizioni temporanee.