Cultura & Società
Siena, una tarsia mai vista si «svela» nel Duomo
«Il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto»: così Giorgio Vasari descrisse il pavimento del Duomo di Siena, frutto di un lavoro che si è realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. Fino al 21 novembre una delle 56 tarsie che compongono questo gioiello, quella che rappresenta «le sette età dell’uomo» resterà scoperta straordinariamente. Un’occasione unica per ammirarla durante questa insolita scopertura autunnale per motivi di conservazione. «La tarsia deve respirare – spiegano da Opera della Metropolitana di Siena – bisogna verificarne lo stato per poter intervenire». Un’attenzione che porta a uno svelamento unico differente dalla ormai tradizionale, seppur straordinaria, scopertura estiva del pavimento che richiama oltre 700mila visitatori in poco meno di tre mesi nella città del Palio. Un gioiello che viene coperto dalla seconda metà dell’800, prima con delle tavole di legno, oggi con uno strato di moquette poi sollevato da giugno fino a fine luglio e da metà agosto, subito dopo il Palio dell’Assunta, fino a metà ottobre. Oggi il Duomo si presta ancora a una «lettura» possibile sia dall’alto attraverso il percorso unico nei sottotetti della Cattedrale chiamato «La Porta del Cielo» che in una visione dal basso, da altezza uomo delle due navate laterali e di quella centrale ancora parzialmente scoperte. Verranno poi coperte del tutto in occasione dei grandi afflussi di fedeli durante eventi, le celebrazioni natalizie, quelle pasquali e in occasioni come sant’Ansano, il prossimo primo dicembre, giorno dedicato al patrono di Siena.
Proprio nel transetto destro all’esterno della cappella del voto che richiama centinaia di migliaia di fedeli sono collocate le Sette età dell’uomo, inserite in sei ottagoni che circondano una losanga centrale. Del commesso originale, realizzato dallo scultore Antonio Federighi intorno al 1475-1476, si conservano alcuni frammenti nel Museo dell’Opera della Metropolitana. La tarsia attuale è frutto di un rifacimento eseguito da Leopoldo Maccari e Giuseppe Radicchi su cartone di Alessandro Franchi installato nel 1871 come ricorda la scritta sulla fascia destrale. I riquadri ottocenteschi sono disposti al contrario rispetto a quelli del Federighi che i fedeli si trovavano di fronte quando entravano dalla Porta del Perdono il cui ingresso si trovava ove oggi è la soglia d’ingresso alla Cappella del Voto.
«La lettura delle scene – spiega Marilena Caciorgna, docente di Iconografia e tradizione classica all’Università di Siena, e autrice della guida sul Pavimento del Duomo stampata da Sillabe – inizia in basso a sinistra con l’Infantia, rappresentata da un bambino che gioca di fronte ad un tronco di albero spezzato. Segue la Pueritia, in cui compare un giovinetto che si trova in un prato fiorito. Nell’Adolescentia il fanciullo tiene una sorta di cartella e dei guanti con la mano sinistra, mentre durante la Juventus è ormai divenuto adulto: il falcone che sostiene allude all’attività della caccia. Nella Virilitas siamo di fronte a un uomo maturo che mostra la sua sapienza ostentando un libro con la destra. L’immagine della Senectus è simboleggiata da un uomo di età avanzata con il bastone e il rosario. Conclude il ciclo della vita la Decrepitas, una figura di vecchio, ormai senza capelli, che, con le stampelle, a fatica si dirige verso un sarcofago aperto che lo attende».