Sono intervenuti don Enrico Grassini, Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino; prof. Alessandro Bagnoli, storico dell’arte; Dott. Carlo Rossi, presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena e On.do Gianni Morelli, Rettore del Magistrato delle Contrade. I lavori di restauro e conservazione dell’altare sono stati realizzati con il sostegno della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, nell’ambito del bando «Let’s Art», grazie al quale è stata assegnata a questo progetto la somma di 18.250 euro e grazie alla grande generosità delle contrade senesi che hanno donato ciascuna 1000 euro (circa 17 mila euro) per questo importante obiettivo. L’intera macchina d’altare versava in condizioni estremamente precarie, riconducibili essenzialmente a dissesti strutturali e meccanici, schiacciamenti e deformazioni della lamina interessavano la maggior parte delle figure sbalzate dei due santi, sui terminali dei bracci e nella parte lignea di supporto posteriore. Durante le lavorazioni del presente restauro sono stati individuati tracce di interventi del passato che nel corso del tempo si sono sommati a vari interventi di riparazione, quali saldature a stagno di strappi e fratture della lamina in corrispondenza delle maniche di Santa Caterina, fino ad arrivare a operazioni meno appropriate, con l’inserimento nella struttura di materiali inidonei, come il ferro, a consolidamento e integrazione di parti lacunose o dissestate. Tali materiali sono nel tempo andati incontro a fenomeni di ossidazione e alterazione superficiale e quindi è stato necessario sostituire perché incompatibili con una corretta conservazione del manufatto.Lo stato di conservazione della struttura lignea interna dei vari elementi è stato trovato pressoché discreto. In passato, il legno è stato oggetto di aggiunte di zeppature per livellare l’inclinazione delle sculture dei santi; si sono riscontrate alcune lesioni strutturali superficiali e molti segni lasciati dagli attacchi di tarli. L’opera è stata sottoposta a smontaggio integrale, con la separazione temporanea di tutti gli elementi costitutivi così da poter intervenire in modo differenziato in base alla materia e allo stato di conservazione delle varie parti. La rimozione degli ossidi più tenaci è stata effettuata manualmente, attraverso operazioni meccaniche svolte con l’ausilio di stecchini di legno e specilli metallici e micro spazzoline di setola. In alcuni casi, attraverso impacchi localizzati con soluzione di complessanti, sono state trattate le parti più compromesse dalle alterazioni da ossido, seguiti da accurato risciacquo. In alcune aree delle lamine è stato effettuato il ripristino formale delle deformazioni e degli schiacciamenti, per quanto possibile ed entro limiti di sicurezza per l’opera. Tali operazioni sono state svolte con l’ausilio di ceselli ed altri utensili, in legno e osso, senza alterare i segni di lavorazione originari delle varie parti del manufatto. La struttura lignea di supporto dei santi e del tabernacolo, è stata sottoposta a pulitura con l’ausilio di solventi, mentre il consolidamento strutturale è stato eseguito utilizzando adesivi per collocare inserti lignei in corrispondenza delle fratture. Tutte le superfici lignee sono state oggetto di un trattamento antitarlo per una disinfestazione da insetti xilofagi. A fine restauro dei vari materiali che compongono l’intero altare, le superfici metalliche sono state protette da particolari vernici trasparenti al fine di garantire la protezione delle superfici argentee dell’intero altare così da preservarla da future ossidazioni.Con l’occasione storica di questo restauro sono stati apportati dei miglioramenti sul sistema di illuminazione che ha visto la sostituzione dell’impianto elettrico con sistemi più moderni, indispensabili anche per la corretta fruizione e conservazione del bene culturale in tutta sicurezza.“Questi lavori di restauro – ha spiegato don Enrico Grassini, Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi Siena-Colle di Val d’Elsa-Montalcino – sono importanti non solo dal punto di vista storico e artistico, anche se ha dato alcune indicazioni importanti su quelli che sono stati gli eventi che nel corso di 2 secoli hanno contribuito alla formazione di questa meravigliosa macchina d’altare. Provenzano è un luogo profondamente iconico per questa città e sfata il mito di una Siena che ha vissuto la sua gloria solo nel 1300″.“Questo luogo – ha aggiunto don Grassini – rappresenta la storia moderna di questa città, dalla caduta della sua indipendenza repubblicana ai momenti più difficili come le guerre, le carestie e le epidemie. Da qui, Siena è sempre riuscita a ripartire con la forza dell’amore e della devozione verso la Madonna del popolo e delle Contrade”.“Con l’avviso Let’s Art! la Fondazione Mps – ha detto Carlo Rossi, Presidente Fondazione Mps – ha promosso la trasformazione digitale delle realtà culturali della provincia di Siena, attraverso percorsi di formazione e consulenza, con l’obiettivo di accrescere le competenze delle organizzazioni culturali sugli aspetti della progettazione, comunicazione e raccolta fondi. Azioni finalizzate al recupero di luoghi, monumenti, edifici e opere significative per l’identità del territorio e della comunità. Come nel caso del restauro della macchina d’altare seicentesca della Madonna di Provenzano, scrigno di arte e storia che supera l’operazione di ripristino, assumendo anche un valore spirituale”.“L’altare maggiore, che incornicia la scultura della Madonna di Provenzano, – ha aggiunto Rossi – è un’opera d’arte che riveste, infatti, una particolare importanza per la comunità senese, oggetto di venerazione e dimostrazione di affetto in occasione del giubilo del Palio di luglio e nei momenti di difficoltà. La comunità senese ha dimostrato grande affetto e sensibilità, mobilitandosi per sostenere e finanziare quella che per i senesi rappresenta l'”Avvocata Nostra”, nel solco del culto mariano della città.” “Siamo ben lieti di avere contribuito al raggiungimento di questo importante obiettivo – ha sottolineato On.do Gianni Morelli, Rettore del Magistrato delle Contrade – perchè la Madonna di Provenzano ha un doppio valore per noi: quello religioso con una grande devozione e di riferimento per tutto il mondo contradaiolo. Vorrei sottolineare anche la collaborazione e la rete con la Curia senese non solo con le parole, ma anche con i fatti”.