Un miliardo e trecento milioni di dollari Usa. Sono i soldi che James T. Morris, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam), ha chiesto alla comunità internazionale per fronteggiare l’emergenza alimentare in Iraq nei prossimi sei mesi. L’appello dell’ente che ha sede a Roma e che ogni anno fornisce assistenza a 80 milioni di persone in 82 Paesi ha raccolto i primi frutti. In pochi giorni il Pam ha ricevuto 260 milioni di dollari dagli Stati Uniti, 100mila tonnellate di farina dall’Australia, 6,4 milioni di dollari dalla Germania, 4,2 dal Canada, 1,6 dalla Spagna e 565mila dollari dalla Nuova Zelanda.Il piano di assistenza dell’organismo delle Nazioni Unite prevede l’invio mensile di 480mila tonellate di cibo attraverso corridoi umanitari predisposti in Giordania, Turchia, Siria e Kuwait ed è suddiviso in tre fasi. Innanzitutto è prevista la distribuzione di 30mila tonnellate di cibo nei Paesi confinanti con l’Iraq. Questo dovrebbe fronteggiare un potenziale esodo di 2,1 milioni di persone provenienti dal Paese sconvolto dalla guerra. In un secondo tempo il Pam pensa di rientrare all’interno dei confini iracheni per sostenere l’originario piano di assistenza alimentare usato sotto il programma Oil-for-Food. In questa fase l’organismo internazionale ritiene che dovrà prestare assistenza all’intera popolazione irachena, composta da 27,1 milioni di persone.Nel corso della terza fase, prevista per agosto/settembre (periodo in cui si stima che l’Iraq sarà in grado autonomamente di gestire le proprie necessità alimentari), il Pam focalizzarà le proprie attenzioni sui casi di persone o gruppi più vulnerabili (rifugiati, dispersi o persone senzatetto, stimate in circa cinque milioni).Commentando il piano di assistenza e ringraziando le nazioni che hanno inviato i primi aiuti, James T. Morris ha affermato: E’ il miglior inizio possibile per il più grande appello mai fatto nei 40 anni di storia del Pam. Misna