Cultura & Società
«Don Milani e il ’68». Doppio incontro a Calenzano e a Barbiana
Quando don Lorenzo Milani muore a Firenze, il 26 giugno 1967, il movimento studentesco che è passato alla storia come «il Sessantotto» non è ancora iniziato. Eppure, c’è una singolare e profonda consonanza tra alcuni dei temi di quella protesta giovanile e la «voce» che si è levata con forza da Barbiana e ha trovato espressione in alcuni testi fondamentali di don Milani come Lettera a una professoressa.
Di quella fervente stagione uno dei protagonisti è stato Mario Capanna, leader del movimento studentesco in Italia, poi parlamentare europeo e deputato, giornalista e scrittore. Quale rapporto ci fu tra don Milani e le istanze del ’68 in un periodo in cui anche la Chiesa visse il grande cambiamento operato dal Concilio Vaticano II? Di questo e del nuovo libro scritto da Capanna a 50 anni da quella «rivoluzione giovanile», intitolato «Noi tutti», si parlerà nei due appuntamenti promossi dall’Ucsi – l’Unione cattolica stampa italiana – Toscana ed Emilia Romagna, in collaborazione con la Fondazione Don Milani.
Venerdì 21 giugno, nella sala parrocchiale di San Donato a Calenzano alle 21, Capanna dialoga con il giornalista Stefano Fabbri, già caporedattore dell’Ansa Toscana.
Il giorno dopo, sabato 22 giugno, l’incontro è a Barbiana: alle 10 visita alla scuola fondata da don Lorenzo Milani, alla chiesa e al cimitero dove è sepolto il sacerdote fiorentino. Alle 11 dialogo a tre voci su «Don Milani e il ‘68» con Mario Capanna, Sandra Gesualdi e don Alessandro Andreini, assistente ecclesiatico Ucsi Toscana. Alle 15 celebrazione eucaristica. Per chi lo desidera è possibile fermarsi a pranzo (per prenotarsi: 338-5021205).
«Con l’aiuto di Mario Capanna – dice don Alessandro Andreini – testimone e interprete d’eccezione delle vicende del ’68, e facendo tappa quest’anno in entrambi i luoghi chiave dell’esperienza di don Milani, San Donato a Calenzano e Barbiana, l’Ucsi Toscana ed Emilia Romagna provano a rileggere una pagina recente della storia e della cultura che costituisce un background ancora in buona parte da comprendere e assimilare anche in relazione alle questioni che ci interrogano e ci sfidano nell’epoca postmoderna».