Cultura & Società

Università: Cei-Crui, un Manifesto per rispondere insieme alle sfide educative

A firmare il documento – alle 15 nella sede della Crui, in piazza Rondanini 48 – sono stati il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, e Gaetano Manfredi, rettore dell’Università degli studi di Napoli «Federico II» e presidente della Crui.

Il primo punto del Manifesto riguarda il «diritto all’educazione e alla cultura»: «Tutti gli esseri umani di qualunque etnia, condizione ed età, in forza della loro dignità di persona hanno il diritto inalienabile a un’educazione che risponda alla vocazione e alle attitudini proprie di ciascuno, sia conforme alla cultura e alle tradizioni del loro Paese e aperta a una fraterna convivenza con gli altri popoli». Tale educazione deve «promuovere la formazione della persona umana sia in vista del suo fine ultimo, sia per il bene comune dei vari gruppi di cui l’uomo è membro e dell’intera famiglia umana». A ciascuno, dunque, deve essere assicurata «un’educazione di qualità, che riconosca il diritto di ogni persona alla cultura e comprenda opportunità di apprendimento e crescita per tutti».

Il secondo punto guarda «l’Università come comunità di studio, di ricerca e di vita». «Una cultura e un’educazione conformi alla dignità umana – si legge nel documento – devono vedere la persona al centro dei percorsi formativi, in un quadro di relazioni che costituiscano una comunità viva, interdipendente, orientata da finalità comuni». In particolare, «le comunità accademiche siano costruite come luoghi di studio, di ricerca e di incontro intergenerazionale, volte alla crescita personale e alla promozione di un autentico umanesimo». In questo contesto «è decisivo che le Università offrano all’intera comunità accademica, e in special modo ai giovani, servizi di accoglienza e di ascolto, di sostegno materiale e di assistenza psicologica, morale e spirituale, in fruttuosa sinergia con enti e servizi della società civile e con le istituzioni religiose, guardando ai bisogni delle persone e superando ogni possibile discriminazione e precomprensione ideologica, politica o religiosa».

Il Manifesto pone al centro l’importanza di favorire «un umanesimo solidale»: «Al fine di umanizzare l’educazione occorre promuovere processi formativi aperti e solidali, inclusivi e volti a promuovere i talenti individuali, estendendo il perimetro delle aule ad ogni angolo del vissuto sociale nel quale l’educazione può generare solidarietà, crescita, comunione». Per questo, si legge nel documento, «alle istituzioni formative è chiesto di offrire percorsi di studio che tengano conto delle particolari caratteristiche dei diversi alunni in termini di età, istruzione, background e condizione sociale, incentivando altresì l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita». Al raggiungimento di questi obiettivi concorre inoltre «la formazione di una coscienza storica, basata sulla consapevolezza dell’inscindibile unità tra le generazioni passate, presenti e future, legate fra loro da un rapporto di solidarietà universale».

Un altro punto del Manifesto riguarda «una cultura del dialogo e della libertà». «L’Università, fondata sulla libertà di educazione e ricerca scientifica, è un ambiente particolarmente favorevole per promuovere una cultura del dialogo, i cui requisiti sono il rispetto e l’uguaglianza – si spiega -. A partire dai loro valori positivi di amore, speranza e salvezza, le religioni rivestono un ruolo rilevante per il conseguimento degli obiettivi di cooperazione e di pace». Per questo «occorre riconoscere il loro contributo alla sfera pubblica, nel quadro di rispetto e collaborazione propri del principio di laicità. Nell’Università sia dunque garantito a tutti l’esercizio delle libertà costituzionali, comprese quelle relative al credo religioso, e si vigili affinché sia evitata qualunque discriminazione».

«Il sistema dell’autonomia universitaria chiede di essere valorizzato in ogni sede nazionale e internazionale, mediante attività di coordinamento, di indirizzo, di tutela e di promozione degli Atenei e contribuendo attivamente allo sviluppo di un coerente sistema europeo per l’alta formazione e la ricerca, in cui la libera scelta dei giovani sia favorita da opportune azioni». È quanto sottolinea il Manifesto nel punto dedicato ad «Autonomia e sussidiarietà». «Ciò comporta anche l’allargamento delle collaborazioni e l’impegno a elevare la funzionalità, la qualità e il prestigio, anche internazionale, del sistema universitario italiano», precisa il testo. «In tale fecondo dialogo – prosegue il Manifesto – siano incluse le realtà ecclesiastiche di alta formazione, nel quadro di un’aperta sinergia fra tutte le istanze che fermentano la crescita della coscienza umana universale e secondo il principio dell’unità del sapere, nella distinzione e nel rispetto delle sue molteplici e convergenti espressioni».

Il documento si occupa anche di «Integrazione tra competenze formali e informali». Guardando al contesto nazionale e internazionale,» appare necessario riconoscere i tesori contenuti nelle esperienze e nelle competenze acquisite in ambito non formale o informale, con una particolare attenzione alle competenze trasversali (soft skills)». Gli istituti di istruzione e formazione, dunque, ricerchino «modalità coerenti per il riconoscimento e la valorizzazione di esse, favorendo in particolare esperienze di service learning, volontariato e pratica sportiva».

Il Manifesto chiede di favorire «una rete globale»: «La promozione di una cittadinanza globale appartiene agli obiettivi delle reti di collaborazioni promosse a diverso livello istituzionale nel mondo accademico, sociale e religioso». In questo quadro, «si dovranno attuare iniziative di vario tipo per facilitare lo scambio culturale e la mobilità degli studenti e dei docenti». Risulta importante, inoltre, «fornire un sostegno attivo a tutte le iniziative intraprese per il riconoscimento delle qualifiche e delle capacità acquisite, al fine di raggiungere un quadro di qualificazione a livello mondiale».

Necessario anche «uno sviluppo integrale e sostenibile»: «Per il bene delle persone e soprattutto delle nuove generazioni, appare prioritario diffondere saperi e strumenti che promuovano uno sviluppo integrale e sostenibile delle nostre società». Per questo, occorre adoperarsi al fine di «promuovere i valori sociali e ambientali della custodia della casa comune e dell’unità di tutta la famiglia umana, migliorando le collaborazioni interdisciplinari e aumentando il peso delle dimensioni sociali e culturali nei programmi di sviluppo sostenibile dell’istruzione e in tutte le iniziative formative».

Attenzione è dedicata alla «cultura digitale». «Affinché la dimensione digitale possa essere un effettivo motore di crescita e di sviluppo delle persone e delle nazioni – si legge nel Manifesto -, è necessario impegnarsi in un dialogo intergenerazionale che generi una cultura, un’etica ed una organizzazione del sapere e del pensiero capace di affrontare la rivoluzione digitale mettendo al primo posto il bene delle persone e il bene comune nel suo complesso».

Per attuare gli obiettivi del Manifesto per l’Università, sottoscritto oggi pomeriggio a Roma, Cei e Crui assumono nove impegni. Innanzitutto, «favorire lo scambio reciproco di esperienze e informazioni che siano in linea con quanto esposto nel manifesto (convegni, tavoli di lavoro tematici, ricerche e studi), compresa la promozione di iniziative comuni e la partecipazione ad eventi significativi di ambo le parti». In secondo luogo, «inserire nei programmi per la formazione delle giovani generazioni e sui nuovi modelli di orientamento insegnamenti e moduli che diano conto dell’unitarietà della dimensione spirituale e culturale». Ancora, «favorire iniziative, progetti e contesti relazionali nelle singole Università che umanizzino lo studio e la ricerca e valorizzino una didattica attenta alla persona e orientata alla formazione di una coscienza critica e solidale» e «promuovere, attraverso i rispettivi canali informativi e presso gli enti territoriali afferenti a Crui e Cei, comprese le associazioni e i coordinamenti pertinenti, eventi e occasioni di scambio sui temi» del Manifesto «autonomamente gestiti dalle parti».

Altri impegni sono «favorire la nascita di accordi, protocolli di intesa e strumenti pattizi a livello locale e territoriale fra gli atenei e le diocesi d’Italia, per promuovere servizi e strutture calibrati alle necessità integrali della persona» e «condividere esperienze e promozione di progetti di ricerca e di attività per rilanciare la ‘terza missione’ dell’Università». Gli ultimi tre impegni riguardano «favorire esperienze di volontariato e tirocinio su progetti condivisi tra Università e diocesi», «promuovere azioni congiunte nei confronti delle istituzioni culturali, politiche, amministrative e sociali, nazionali e locali», «prevedere una linea diretta di dialogo tra le istituzioni attraverso specifici delegati».