Cultura & Società
Generazioni in dialogo per una «buona politica»
Onestà al potere e difesa degli interessi nazionali. Condanna della corruzione dei partiti e priorità agli italiani. Sulla scena della retorica pubblica e della pratica di governo queste sono adesso le espressioni che modellano il lessico politico e alle quali l’opinione pubblica sembra oramai pienamente assuefatta. Sebbene da più parti si lamenti la debolezza di questa riduzione della politica alla superficialità di mere parole d’ordine, in pochi sembrano in grado di cogliere quanto si muove sotto la crosta sottile della ricerca del potere e che investe invece gli assi portanti della società, dell’economia, della cultura del nostro tempo. Viviamo un tempo in cui l’assenza di voci autorevoli fa da contraltare alla richiesta di ascolto e di comprensione che si fa sempre più forte da parte di quanti più soffrono le conseguenze ultime di un sistema politico ed economico globale i cui limiti in termini di giustizia ed equità e anche di libertà appaiono oramai evidenti.
Si tratta di quegli «scartati» che più volte ricorrono nelle parole e nel magistero del vescovo di Roma e che annoverano fra loro non solo i poveri e gli anziani ma anche i giovani. In questo passaggio storico e sociale dominato segnato da una assolutizzazione del momento presente non vi è spazio per uno sguardo «presbite», capace di mettere a fuoco quanto è distante nel tempo, quei tratti che tracciano il profilo di quel futuro che è il proprio dei giovani. E la politica che utilizza il lessico della difesa, dell’«ora e subito», di quello che viene dipinto come interesse nazionale, mostra di soffrire della stessa malattia: essere imprigionata in un eterno presente che taglia fuori il passato tanto quanto il futuro.
Eppure, quella di escludere il futuro dall’orizzonte della politica è una scelta vana oltre che destinata alla sconfitta, perché quel tempo che viene è già presente nell’oggi attraverso le generazioni di giovani che da un lato sentono ed esprimono timori e preoccupazioni ma sono anche portatrici di una speranza che provoca il presente e le sue strutture. Questo vale anche per la politica, la quale ha cercato, in tempi recenti, di rispondere a questa domanda declinandola come esigenza di rendere «giovane» la classe dirigente, guardando alla mera questione anagrafica più che a quella culturale e generazionale. A tale genere di approccio, che ha portato ai vertici della politica italiana e mondiale trentenni e quarantenni, è mancato e manca tutt’oggi la piena coscienza che la sfida posta dal rapporto fra giovani e politica è quella della costruzione di un nuovo paradigma politico, di una nuova concezione dell’economico, del sociale, della cultura.
Il 17° colloquio del Progetto Cittadinanza di Azione cattolica che si celebra quest’anno a Pisa il 31 marzo, con la partecipazione di Suor Benedetta Rossi, Matteo Truffelli (presidente nazionale Ac), Beatrice Draghetti e Giovanni Gentili, mette al centro della riflessione associativa proprio questo punto. È la Buona politica, quella delle Generazioni a confronto che è oggetto dei lavori dell’Azione cattolica toscana, assieme alla Fuci e al Meic della nostra regione, che si prepara a importanti tornate amministrative nel prossimo mese di maggio e ad affrontare la campagna elettorale per elezioni europee mai così incerte nella storia dell’Unione. Dentro questo scenario, l’appuntamento pisano diventa l’occasione per un esercizio di coscienza di fronte alla politica, per cercare di riguadagnare quella capacità di interrogare la politica e chiederle un di più di sguardo, al di là degli angusti spazi temporali del mondo virtuale della rete dentro le pieghe della realtà che è fatta di processi da comprendere e guidare.
*Delegato regionale Meic
Il 17° colloquio pubblico del «Progetto cittadinanza», sul tema «La buona politica. Generazioni in dialogo», si tiene il 31 marzo a Pisa, nell’Aula Magna di Scienze – Polo Fibonacci (Largo Pontecorvo, 3). Alle 9,30 la Messa, presieduta da mons. Giovanni Paolo Benotto, nella chiesa di San Frediano. Alle 10,45 l’inizio dei lavori con il saluto del delegato regionale Ac, Giovanni Pieroni, seguito dalla relazione «Bibbia e politica: potere, sovversione, utopia» di suor Benedetta Rossi e dai gruppi di studio. Dopo il pranzo, alle 15, gli interventi di Matteo Truffelli, Beatrice Draghetti e Giovanni Gentile, moderati da Gianni Rossi. Alle 17 le conclusioni di Riccardo Saccenti, delegato regionale Meic.
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