Cultura & Società
Rinasce l’antico «orto medico» dell’Ospedale di Santa Maria Nuova nell’antico chiostro delle Medicherie a Firenze
La ricostruzione dell’Antico Orto Medico dell’Ospedale di Santa Maria Nuova prende vita dallo studio dei testi del XIII secolo laddove si ritrova testimonianza di un orto medico e di una spezieria all’interno dell’Ospedale. I «semplici», le piante medicinali, venivano coltivati per l’utilizzo in spezieria in una porzione di terreno adiacente alla croce ospedaliera. In questo terreno, ora denominato Chiostro delle Medicherie, è stato ricostruito l’antico Orto.
Il percorso si sviluppa all’interno dell’itinerario museale di Santa Maria Nuova ed è fruibile tutti i giorni anche dal pubblico esterno.
Tutto nacque dal senso di colpa del padre di «Beatrice» di Dante Alighieri, al secolo Folco Portinari. Mosso dalla necessità morale di farsi perdonare per la grande ricchezza accumulata con il mestiere di mercante, Folco Portinari fondò nel 1288 l’ospedale Santa Maria Nuova, il più antico ospedale funzionante oggi esistente al mondo.
Che cosa è un orto medico
A servizio dello studio, gli orti medici nascono con la finalità di studiare le proprietà curative delle erbe e hanno avuto un ruolo di primissimo piano nello sviluppo delle moderne scienze farmaceutiche. Parallelamente a questa esigenza primaria di carattere scientifico, la loro funzione è sempre stata anche quella di dispensare benefici psico-fisici regalando a chi ne veniva in relazione un forte senso di tranquillità e di equilibrio tra corpo e spirito: studi recenti hanno dimostrato che la semplice contemplazione della natura può ridurre in 4-6 minuti il ritmo cardiaco e la tensione muscolare nelle persone sottoposte a stress.
La motivazione che sottende alla scelta delle specie botaniche
Alcune piante di questo Orto Medico sono state scelte per sottolineare la relazione di Santa Maria Nuova con altre istituzioni ospedaliere. In questo caso, per esempio, spicca la Faba grassa (Sedum telephium), lavorata nei secoli dalla spezieria dell’abbazia di Vallombrosa e tutt’oggi dall’Ospedale San Giovanni di Dio di Firenze.
Altre piante sono state scelte per il quotidiano e intensissimo uso che ne è stato fatto nel tempo, come per esempio la Piantaggine (Plantago lanceolata), usata sin dalla notte dei tempi per curare le infiammazioni e le malattie dell’apparato respiratorio, oppure la Rosa canina (Rosa canina), anch’essa con attività antinfiammatorie nonché vitaminizzanti.
Altre riportano ad antichissime preparazioni monastiche come l’Arancio amaro (Citrus x aurantium), il Semprevivo dei tetti (Sempervivum tectorum), l’Agnocasto (Vitex agnus-castus). San Benedetto, fondatore nel VI secolo della regola Ora et Labora, prescrive che nei monasteri fosse presente un orto o giardino dove mettere in pratica, nell’ambiente più favorevole possibile, il precetto monastico.
Altre piante sono state scelte per la loro valenza magica, a testimonianza di una spiritualità trasversale che abbraccia anche la sfera religiosa. La pianta della Salvia (Salvia officinalis) presso i Romani era ritenuta sacra ed era simbolo di vita e anche nel Medioevo si riteneva avesse poteri magici. Altresì la Mandragora (Mandragora officinarum), considerata l’erba magica per eccellenza per il suo alto contenuto di alcaloidi e la sua peculiare radice dalle sembianze umane.
«Innovatori per tradizione. Così potremmo sintetizzare in una definizione il senso di questo progetto che vede oggi in Santa Maria Nuova uno dei più fulgidi esempi di come tradizione e innovazione siano legate a doppio filo. Un assunto di fondo che caratterizza tutta la filosofia dell’azienda Aboca che da 40 anni cavalca la ricerca scientifica sulle sostanze vegetali partendo dallo studio dell’esperienza antica, aprendo così nuove frontiere nella salute e nella cura delle malattie», ha dichiarato Massimo Mercati, Direttore generale di Aboca.
«L’Arcispedale di Santa Maria Nuova del 1288, insieme al Giardino dei Semplici del 1545, sono due tappe fondamentali nell’evoluzione della scienza medica ed erboristica. Un filum preciso lega l’antichissimo “orto medico” all’Orto Botanico fiorentino. Dal primo nascerà l’idea di uno spazio coltivato non solo per i malati ma anche per gli studenti dell’allora nascente Scienza medica, realtà concretizzata, quasi tre secoli dopo, nel Giardino voluto da Cosimo I. Si tratta di restituire alla città di Firenze una testimonianza del “genio” e dell’operosità fiorentina che ha portato alla scienza Botanica e alla Scienza Medica quali oggi vediamo e applichiamo», ha dichiarato Paolo Luzzi, responsabile sezione Orto Botanico del Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze.
«La Fondazione Santa Maria Nuova Onlus nasce per valorizzare e promuovere il patrimonio artistico e la storia dell’ Ospedale di Santa Maria Nuova. In 730 anni l’ospedale ha rappresentato per Firenze un spazio di aggregazione importante dal punto di vista sanitario, scientifico ed umano. La nostra finalità è quella di recuperare questi valori e portarli a conoscenza dei fiorentini. L’iniziativa di oggi va in questo senso perché rende visibile un’eccellenza della nostra città che il tempo aveva oscurato. Il primo orto medico nel medioevo rinasce e farà parte del percorso museale di Santa Maria Nuova. I mie ringraziamenti vanno ad Aboca e al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze che con la loro sensibilità ed impegno hanno reso possibile questo significativo recupero», ha dichiarato Giancarlo Landini, presidente Fondazione Santa Maria Nuova onlus.
«La Direzione di presidio ha sostenuto pienamente la realizzazione dell’Orto dei Semplici, che arricchisce l’Ospedale di un percorso suggestivo, a conferma dell’impegno che la Fondazione ha avviato fin dalla sua nascita nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale che contraddistingue Santa Maria Nuova. Sono state messe a disposizione aree e competenze ospedaliere ed è stata offerta la massima collaborazione al progetto, con l’intento di coniugare lo sviluppo di un ospedale moderno, tecnologico e ben organizzato, con le sue radici storiche, i cui insegnamenti non finiscono mai di affascinare», ha affermato Francesca Ciraolo , direttore sanitario del presidio ospedaliero.