Cultura & Società

Giornata Fai d’autunno, domenica 15 ottobre visite a 600 luoghi. Le aperture in Toscana

Torna domenica 15 ottobre la Giornata Fai d’autunno realizzata dai Gruppi FAI Giovani a sostegno della campagna di raccolta fondi «Ricordiamoci di salvare l’Italia», attiva dal 1° al 31 ottobre. Per l’occasione 3.500 volontari accompagneranno gli italiani alla scoperta di 600 luoghi inaccessibili o poco valorizzati, legati da una tematica comune – la musica, l’acqua, le tradizioni artigiane locali, il panorama urbano dall’alto, gli spazi dedicati all’amore sacro e a quello profano… – e raccontati da una prospettiva insolita.

Circa 170 itinerari tematici in altrettante città connetteranno, come un fil rouge da seguire liberamente, l’apertura di palazzi, chiese, castelli, parchi, teatri, architetture industriali in trasformazione, ma anche interi quartieri e borghi.

All’accesso di ogni bene sarà richiesto un contributo facoltativo, preferibilmente da 2 a 5 euro, a sostegno dell’attività della Fondazione. Per gli iscritti FAI e per chi si iscriverà per la prima volta durante l’evento – a questi ultimi sarà dedicata eccezionalmente la quota agevolata di 29 euro anziché 39 – saranno riservate aperture straordinarie, accessi prioritari, attività ed eventi speciali in molte città. La quota agevolata varrà anche per chi si iscriverà per la prima volta tramite il sito www.fondoambiente.it durante tutto il mese di ottobre.

Ecco qualche dettaglio su alcuni degli itinerari toscani (per l’elenco completo clicca qui).

FIRENZE

Reali Cascine dell’Isola, passato presente e futuro

Firenze con i suoi musei, palazzi e chiese ospita alcuni dei più importanti tesori artistici del mondo, considerata il luogo d’origine del Rinascimento è universalmente riconosciuta come una delle culle dell’arte e dell’architettura.

Ex Manifattura Tabacchi. Segnalata al censimento dei Luoghi del Cuore 2014 con 1.668 voti, l’ex Manifattura Tabacchi è la più grande in Italia con una estensione di 103.000 metri quadri, costruita su progetto dell’architetto Pier Luigi Nervi. I lavori vennero avviati nel 1933 e completati nel 1940: il primo edificio realizzato fu quello destinato alla lavorazione dei sigari, sul lato nord del complesso che è caratterizzato da una serie di edifici compatti in stile razionalista. Nel 1999 la struttura divenne proprietà dell’Ente Tabacchi Italiani che ne decise la dismissione produttiva e chiuse nel 2001. Fino ai primi mesi del 2014 la struttura è stata utilizzata come deposito delle scenografie e dei costumi del Teatro della Pergola. Oggi sono in corso progetti per il recupero di questa preziosa espressione del razionalismo fiorentino.

LUCCA (LU)

Tra storie e leggende lungo le antiche vie

Famosa per i suoi monumenti, per il centro storico unico che conserva strutture di varie epoche antiche e soprattutto per l’intatta cinta muraria cinquecentesca, è una delle più rinomate città della Toscana, tappa per secoli della Via Francigena e meta di molti stranieri che l’hanno scelta come seconda casa.

Villa Buonvisi Spada: cappella del Volto Santo. Gli affreschi che decorano le pareti della cappella formano l’unico ciclo completo della leggenda del Volto Santo di Lucca che sia giunto fino ad oggi. Ipoteticamente a lungo collegato al brevissimo soggiorno di papa Paolo III nella villa, in occasione del suo incontro con l’imperatore Carlo V a Lucca nel 1541, il ciclo è tuttavia databile alcuni decenni dopo, verso il 1580, e probabilmente legato alla committenza di Benedetto di Martino Buonvisi che durante la sua vita ebbe cura di abbellire la villa.

Complesso Museale e Archeologico della Cattedrale di Lucca. In una sala apposita del Museo sono riuniti gli ornamenti del Volto Santo, usati ancora oggi il 3 di maggio e il 14 settembre per «vestire» il venerato simulacro di Cristo conservato in Cattedrale. Tra questi: il fregio trecentesco posto sopra la veste del Cristo, la sfarzosa corona in oro e pietre preziose e il collare eseguiti a metà Seicento e il gioiello impreziosito di diamanti e smalti.

Chiesa di Santa Caterina: il barocco religioso a Lucca. Costruita nel 1575 e poi completamente trasformata nel 1738 dall’architetto lucchese Francesco Pini, che la rese uno dei più significativi esempi di edilizia religiosa barocca nella città. L’interno, uno spazio ellittico, è riccamente decorato da stucchi che incorniciano gli altari e i dipinti, opera di Bartolomeo De Santi e Lorenzo Castellotti. La decorazione culmina nella cupola, di forte impatto scenografico, che sembra «sfondare» l’architettura. Tra gli arredi all’interno è presente anche un piccolo organo dei primi dell’Ottocento. Un tempo l’edificio era conosciuto come la Chiesa delle Sigaraie, a causa dell’assidua frequentazione delle operaie della vicina Manifattura Tabacchi, donne che preparavano a mano i celebri sigari toscani e che avevano l’abitudine di pregare prima di recarsi al lavoro.

CAMAIORE (LU)

Il territorio di Camaiore che si adagia dalle Apuane meridionali fino alla costa tirrenica, in un susseguirsi di dolci rilievi collinari.

Galileo Chini e la casa delle vacanze: ozio e ispirazione d’oriente a lido di Camaiore

Residenza d’epoca «I Pini». Nel 1907 Galileo Chini acquista una pineta alla Fossa dell’Abate, l’odierna Lido di Camaiore, seguendo il consiglio dell’amico pittore Plinio Nomellini. Nel 1914, di ritorno dal suo viaggio nel Siam, Chini decise di costruire su quella pineta la sua residenza estiva che chiamò, appunto, «La Casa delle Vacanze». Una villa semplice ed elegante, di schiette linee secessioniste viennesi, decorata da Chini stesso in puro stile Liberty. Rappresentata molte volte nei suoi quadri, divenne il suo rifugio dove poter vivere e lavorare per lunghi periodi in un ambiente studiato su misura per rispondere ai suoi bisogni. Tra i personaggi illustri che frequentavano la villa troviamo Eleonora Duse, Plinio Nomellini, Isadora Duncan e Giacomo Puccini, per il quale disegnò le scenografie della Turandot, proprio durante i suoi incontri con il Maestro nella villa.

MONTEMURLO (PO)

Abitata fin da tempi remoti, sono stai rinvenuti antichissimi reperti litici in diaspro rosso. Dopo la frequentazione etrusca, sotto la dominazione romana assunse il carattere di fortificazione che la caratterizza. La città grazie alle ampie distese pianeggianti, può annoverare molte dimore patrizie, alcune delle quali  vantano illustri testimoni.

Le raffinate dimore dei mercanti fiorentini a Montemurlo

La rocca. In posizione dominante e inserita in una natura selvatica e aspra su uno sprone a strapiombo sulla valle fu costruita tra la fine del XI e gli inizi del XII secolo dai conti Alberti. Ancora oggi un ponte trecentesco in pietra, valica il fiume Bisenzio e conduce al ripido sentiero che sale fino alla Rocca. Oltre alla finalità difensiva essa fu residenza dei feudatari finché, non venne venduta nel 1361 da Niccolò degli Alberti al Comune di Firenze. Secondo un’antica leggenda Dante Alighieri fuggiasco da Firenze giunse alla rocca in una fredda notte del 1285, in cerca di rifugio ma fu respinto. Il complesso realizzato in filaretto di arenaria locale, conserva tuttora le tracce di due cinte murarie: in quella inferiore si trova un portale oltre il quale sono i resti di un oratorio medievale; nella seconda sono una cisterna coperta a botte e ambienti di servizio.

Villa di Bagnolo. Costruita tra il XVI e il XVII secolo, riadattando probabilmente una struttura medievale più modesta, la villa appartenne agli Strozzi di Firenze dai primi del Cinquecento. La villa fu rimodernata verso il 1742, quando venne probabilmente definito l’aspetto della facciata oggi visibile, e poi di nuovo a fine del secolo e nell’Ottocento. Passata di erede in erede fino ai giorni nostri, non è mai stata messa in vendita, sebbene dal 1863 la linea maschile di questo ramo si sia estinta. L’ultima Strozzi, moglie di Roberto deceduto nel 1963, la lasciò in eredità alla nipote Cristina Morrocchi, sposata con Vittorio Pancrazi, nel 1965.

Villa Pazzi al Parugiano –  Cappella con affreschi di Giovanni Stradano. La cinquecentesca villa Pazzi al Parugiano, già roccaforte dei potenti conti Guidi, fu dimora della famiglia de’ Pazzi, oggi appare con una sobria facciata dai canoni delle dimore signorili rinascimentali, presenta due portali centinati e quattro finestre inginocchiate, accanto al portale più antico due busti settecenteschi in pietra attribuiti al fiorentino Vittorio Barbieri; sulla facciata si trovano uno stemma quattrocentesco dei Pazzi e, più in alto, quello dei Coppedè. Conserva una cappella con magnifiche decorazioni dello Stradano (fine XVII secolo).

MONSUMMANO TERME (PT)

L’antico borgo castello di Monsummano alto. Il nome deriva con tutta probabilità dalla composizione di «Monte» e «Summano», quest’ultimo derivante dal termine «sommo» che si riferisce alla posizione del Castello (oggi chiamato Alto per distinguerlo dal borgo di Monsummano Terme) attorno al quale si radunò la comunità.

Antico borgo castello di Monsummano alto e chiesa di San Nicolao. Dell’antico borgo, che fu sede podestarile fino al 1625, rimangono tracce importanti tra cui l’antica chiesa di San Niccolao risalente al secolo XI, caratterizzata da una massiccia torre campanaria con arco passante che appartenne probabilmente al sistema difensivo del castello. All’interno della chiesa si trovano tre ricchi altari barocchi a edicola del secolo XVII e un bellissimo Crocifisso risalente al XIV secolo. La memoria della devozione degli abitanti di Monsummano Alto resta nelle due compagnie laicali, oggi trasformate in abitazioni, che un tempo furono dedicate ai Santi Rocco e Sebastiano e al Corpus Domini. Il borgo è immerso in una cornice naturalistica caratterizzata dalla presenza della macchia mediterranea e dal colle è possibile godere di una vista senza uguali sul lago-Padule, un tempo via d’acqua privilegiata che consentiva scambi e commerci tra la pianure di Pistoia e Firenze verso i porti pisani.

Antico borgo castello di Monsummano alto – zona archeologica. Della fortificazione oggi restano ampi tratti della cinta muraria, lunga originariamente due chilometri, e oggi in parte nascosta dalle vegetazione. Due sono le porte di accesso originali: a nord-ovest detta di Nostra Donna e a nord-est detta del Mercato. Esiste una sola torre superstite a pianta pentagonale con un unico accesso sopraelevato, a circa sette metri da terra. Restaurata da poco, è una delle più belle e imponenti della zona. Nella cinta resta anche la chiesa romanico-gotica di San Nicolao, una cappella annessa, qualche abitazione, un piccolo cimitero con cappella e vari ruderi. Gli edifici residenziali e la casa del podestà originari dovevano probabilmente addensarsi nella parte centrale del castello, dove oggi si trova la chiesa, mentre la fascia attorno alle mura era probabilmente usata per le colture a orto.

Per informazioni: www.giornatefai.itwww.fondoambiente.itVerificare sul sito che non ci siano state variazioni di programma dovute a cause di forza maggiore. Le iniziative si svolgeranno anche in caso di condizioni meteo avverse salvo ove espressamente indicato.