Cultura & Società
A San Miniato il «Vangelo secondo Lorenzo» celebra i 50 anni dalla morte di don Milani
Leviamoci il dente, come suol dirsi. L’idea di riportare quest’anno, dopo tanto tempo, la rappresentazione finale della Festa del teatro a San Miniato all’interno della chiesa di San Francesco non è stata particolarmente felice. Il caldo l’ha fatta da padrone. Persino la Fondazione del dramma popolare ha intuito che sarebbe stata dura, tanto da far distribuire all’ingresso dei ventagli personalizzati con il proprio logo. Per fortuna le condizioni climatiche non hanno tolto molto a un ottimo spettacolo. Tuttalpiù lo avrebbero reso maggiormente apprezzabile. Insomma, Vangelo secondo Lorenzo, di Leo Muscato e Laura Perini, per la regia dello stesso Muscato, ha colto nel segno celebrando degnamente il cinquantesimo anniversario dalla morte del Priore di Barbiana.
Dell’ampio lavoro previsto in quattro atti, a San Miniato è stata giustamente proposta la versione ridotta ai due momenti più significativi della vita di don Lorenzo Milani: gli anni da cappellano a Calenzano (1947-1954) e quelli da priore a Barbiana (1954-1967). La vicenda è inutile ripercorrerla. Gli autori si sono attenuti ai fatti che ormai conosciamo e in che in questi ultimi mesi sono stati più volte ricordati in occasione della storica visita di Papa Francesco a Barbiana con la solitaria preghiera sulla tomba del sacerdote fiorentino che quel pezzo di terra se lo era comprato il giorno successivo al suo rocambolesco arrivo nella sperduta canonica alle pendici del Monte Giovi in una giornata di pioggia battente.
La bravura degli autori del testo è stata quella di rendere teatrabili, oltre agli episodi concreti, anche parte degli scritti. Qualche sottolineatura di troppo, semmai, sulla lettura politica di don Milani, con il rischio che appaia un po’ troppo di sinistra rispetto a quanto lo fosse realmente. Insomma, in questo c’è il rischio di una lettura un po’ superata. In ogni caso è stata la messa in scena con un’alternanza di quadri a dare ritmo e movimento allo spettacolo. Particolarmente efficace il fondale a metà palco che separava i momenti della rappresentazione e ogni volta che si alzava forniva, grazie anche a un gioco di luci, un’immagine quasi cinematografica, determinata dalla stessa dimensione rettangolare uguale a quella di uno schermo. E poi gli attori, davvero bravi. Con in testa Alex Cendron, convincente don Milani. Ma anche Massimo Salviatini nella bella parte, tra le altre, di don Bensi. Oppure Dimitri Frosali in quella di Pipetta. Senza dimenticare la Eda di Giuliana Colzi e tutti gli altri: Alessandro Baldinotti, Andrea Costagli, Nicola Di Chio, Silvia Frasson, Fabio Mascagni, Lucia Socci e Beniamoni Zannoni, ciascuno impegnato in più ruoli. Ottima prova anche da parte della schiera dei ragazzini che hanno dato vita ai Gesualdi e agli altri piccoli montanari della scuola di Barbiana.
Qualche problema acustico nonostante i microfoni, ci fa ribadire in conclusione che la storica Piazza del Duomo resta, a nostro giudizio, il luogo deputato ideale per la Festa del teatro. Il Dramma popolare ci si identifica più che in qualsiasi altro luogo della bella San Miniato.
Intanto le repliche in San Francesco vanno avanti ogni sera alle 21.15 fino a mercoledì 26 luglio. Mentre in autunno lo spettacolo andrà in tournée facendo tappa anche al Metastasio di Prato.