Cultura & Società

Il Requiem di Verdi al Teatro dell’Opera di Firenze con il ritorno di Myung-Whun Chung

Dopo il successo di Aida per Il Cairo, in occasione dell’apertura del Canale di Suez, nel 1871, Giuseppe Verdi ebbe un periodo di avvilimento, causato dalle polemiche sorte intorno all’opera italiana e soprattutto alle accuse che gli esponenti della Scapigliatira (in particolare nella persona di Arrigo Boito) gli rivolsero di essere un musicista superato. Il musicista ebbe un momento di riflessione  che fu interrotto solo dalla composizione del Quartetto per archi (1873) e poi della Messa da requiem (sebbene in realtà sarebbe più corretto dire di Requiem), dell’anno successivo, quest’ultima composta in memoria dell’amico Alessandro Manzoni, deceduto a Milano nel 1973. il 22 maggio del 1874, Verdi ne diresse la prima esecuzione con un’orchestra grandiosa, con 110 professori e 120 coristi, nella basilica di San Marco a Milano. Questo tipo di composizione musicale è dedicato alla celebrazione delle esequie di un defunto nel rito cattolico e ne utilizza le varie parti della liturgia con una trama musicale e conserva le parti esequiali fisse, come è tipico di questa particolare liturgia. Alcuni dei testi risultano drammatici nella loro rappresentatività (come la Sequenza  Dies Irae) e, in quanto tali, hanno attirato l’attenzione e ispirato vari compositori, che hanno scritto celebri Requiem, in particolare Mozart e Giuseppe Verdi. Il nome di questa composizione deriva dalla prima parola di un’antica preghiera liturgica (i cui versi furono adoperati nella messa per i defunti fin da tempo antichissimo) che così iniziava:Requiem aeternam dona eis domine (O Signore, dona a lui luce eterna…).È divisa in varie parti che solitamente sono: Introitus (Requiem aeternam), Kyrie (Graduale), Tractus (Absolve Domine), Sequentia (Dies irae), Offertorium (Domine Jesu Christe), Sanctus, Agnus Dei , Libera me Verdi era  soprattutto un compositore di teatro, ed è proprio questa sua caratteristica  a rendere eccezionale questo Requiem, nel quale il compositore creò un’opera in cui l’uomo si confronta, con dolorosa e disillusa angoscia, con il mistero della morte. Le voci soliste di soprano, contralto, tenore, basso, il coro e l’ orchestra creano un’atmosfera di ricchi contrasti emotivi, che passano da improvvise esplosioni a momenti di lirica commozione. Il momento di più alto impatto emotivo è probabilmente rappresentato dal terrifico Dies irae, in cui Verdi restituisce con i suoni tutto il pathos apocalittico del Giudizio Universale, ma in assoluto tutta questa partitura verdiana è pervasa da una strepitosa forza d’ispirazione e d’espressione. Fu proprio la Messa da Requiem a dare a ridare a Verdi grande popolarità in tutta Europa, e ad ottenere il rispetto e la stima di tutto l’ambiente musicale italiano, anche quello più progressista, nonché a determinare il riavvicinamento con Arrigo Boito, con il quale prese il via una collaborazione che sarebbe durata per tutta l’estrema fase produttiva verdiana.

Il Teatro dell’Opera di Firenze lo propone nel cartellone della Stagione, il 4 marzo alle 20 e il 5 marzo alle 16.30, diretto dal maestro Myung-Whun Chung, il cui gradito ritorno a Firenze lo vede sul podio alla guida dei solisti Carmen Giannattasio (soprano), Elena Zhidkova (mezzosoprano), di Gregory Kunde (tenore) e Carlo Colombara (basso), nonché dell’Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino.