Cultura & Società
La Misericordia di Firenze mette in mostra la sua lunga storia
«Dove regna la carità che cosa c’è che possa mancare? E dove manca la carità che cosa c’è che possa giovare? Senza la carità il ricco è povero, e con la carità il povero è ricco. Essa ti rende coraggioso nella sventura, temperante nella buona fortuna, forte davanti alle passioni, sicuro nelle tentazioni, perseverante nella fatica, generoso nell’ospitalità, lieto con i veri fratelli, paziente tra i falsi fratelli. Questa è la carità». Questo è ciò che scriveva nel 397 Sant’Agostino nelle sue «Confessioni». Parole che trovano testimonianza nelle attività svolte dalla più antica forma di volontariato organizzato esistente al mondo: quella dell’Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, nata nel 1244 «per onorare Dio con opere verso il prossimo». Otto secoli di sconfinata carità, di aiuto ai più deboli e ai più bisogni, che sono andati ben oltre le mura della città, grazie alla costruzione di ponti di solidarietà che oggi arrivano fino all’Albania, alla Bielorussia, allo Sri Lanka, al Ciad, all’Argentina, al Messico. E questa storia di carità è diventata nei secoli anche una storia di bellezza.
Perché il patrimonio storico e artistico dell’Arciconfraternita non andasse perduto e fosse fruibile al pubblico, dopo due anni di lavori, è stato inaugurato mercoledì 20 gennaio, in occasione della festa del patrono della Misericordia di Firenze, San Sebastiano, un museo ad essa dedicato. Lo spazio espositivo si trova al quarto piano della storica sede di piazza Duomo, quattordici stanze distribuite su circa 600 metri quadri. A illustrare il percorso museale, durante la conferenza di presentazione che si è svolta venerdì scorso nella sede dell’Associazione, fra gli altri, Enrico Santini, Capo di guardia e Responsabile del patrimonio artistico della Misericordia, e Alessandra Marino, Soprintendente per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici. «Si tratta di una ricca esposizione – sottolinea Alessandra Marino – che comprende circa ottanta pezzi, molti dei quali appositamente restaurati per il Museo, tra cui quadri, arredi, stemmi, manoscritti, oggetti d’uso, manufatti dell’artigianato fiorentino, oltre ad una copia del 1500 dello Statuto dell’Arciconfraternita. Il tutto correlato dalla proiezione di quattro filmati».
«Lo scopo – affermano Jennifer Celani e Maria Matilde Simari, funzionari della Soprintendenza per le Belle Arti e Paesaggio di Firenze – era certamente quello di esporre il patrimonio storico ed artistico dell’antica Associazione. Ma ancor più grande è stato il desiderio di cercare di spiegare quanto profondamente sia connessa e intrecciata la storia della Misericordia, anzi delle Misericordie disseminate su tutto il territorio, con la cittadinanza fiorentina e la vita quotidiana della popolazione».
«Il ruolo svolto dal Sodalizio fiorentino – precisa Andrea Ceccherini, Provveditore della Misericordia di Firenze – è divenuto infatti nei decenni sempre più un servizio sociale. Così che la sua storia ha finito per intrecciarsi saldamente con quella della città che ne fu culla. Più volte i Medici, i Lorena, ma anche l’Italia ormai unita, si rivolsero all’Arciconfraternita per risolvere problemi di natura collettiva. Così fu per quelli dei mendicanti e delle loro esigenze, dei malati di mente, degli orfani, delle vedove, dell’assistenza ai condannati a morte e alle loro famiglie». «Un legame – prosegue Ceccherini – che giunge fino ai nostri giorni, come dimostra il fatto che il patrimonio del Museo è frutto di generose donazioni di privati e di membri della Confraternita. Un importante regalo che abbiamo voluto condividere con la città proprio nell’anno del Giubileo della Misericordia».
Tra le opere principali, il «San Girolamo Penitente» di Pietro Annigoni, il «Cristo fra dottori» di Dirck Van Baburen, che dopo un lavoro di restauro, sarà presentato al Metropolitan Museum di New York e poi al Louvre di Parigi, il «San Giovanni Battista» di Carlo Dolci e la «Beatitudine» di Elisabeth Chaplin. Esposta anche una Croce stazionale appartenente alla Bottega del Giambologna, due terracotte (Gesù Bambino e San Giovannino) della Bottega dei Della Robbia, e due sculture di Francesco Collina che rappresentano San Sebastiano.
Il Museo sarà aperto il lunedì e il venerdì dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 17, e il sabato dalle 10 alle 12. L’ingresso è gratuito.