Cultura & Società

Alla Badia fiorentina «I girovaghi della fede» aiutano i turisti a capire l’arte

Nella centralissima Badia fiorentina, che con il suo bel campanile si presenta come una struttura immersa, radicata nel centro di Firenze, sono ormai riprese le attività liturgiche promosse dalla Fraternità Monastica di Gerusalemme.

Ogni giorno la recita delle lodi, dell’ora media, del vespro, seguito dalla celebrazione della Messa; per tutta la settimana l’adorazione diurna dell’Eucarestia, che il giovedì si protrae per l’intera notte.

Interessanti ed assai seguiti gli incontri con don Luca Mazzinghi, docente di Sacra Scrittura alla Facoltà di Teologia dell’Italia centrale, che tiene mensilmente una lectio divina «Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio» sulle speranze messianiche nell’antico testamento.

Ma la vera novità quest’anno è costituita dal servizio gratuito offerto da un gruppo di volontari, «i girovaghi della fede», che si propone di accompagnare i visitatori ed i turisti della Badia, che lo desiderano, in un percorso spirituale di arte e fede, ogni lunedì alle 15.30 e alle 16.30.

La stessa denominazione del gruppo non è esotica, ma suggerita direttamente da Papa Francesco che definisce proprio «callejeros de la fe» quanti «sentendosi amati personalmente da Dio riscoprono il coraggio e la gioia della fede e vogliono essere missionari per uscire ed andare incontro agli altri».

È indubbio che lo studio, l’ammirazione di un’opera d’arte costituisca di per sé arricchimento culturale, spirituale, capace comunque di suscitare sensazioni emotive. Tuttavia l’arte, specie quella religiosa, trova la sua motivazione, la sua origine naturale nella storia, nei personaggi, nei misteri, negli avvenimenti dell’antico e del nuovo testamento. Sicchè un’opera d’arte susciterà nel proprio spirito sentimenti intimi e pensieri nascosti, quanto più sarà correlata alla conoscenza del mistero della fede («Si che vostr’arte a Dio quasi è nepote»).

Per questo straordinario servizio in Badia «i girovaghi» si sono preparati con Alessandro Bicchi, diacono del duomo di Firenze, che si è preoccupato di catechizzarli in proficue e dotte conversazioni sulla storia dell’arte della Badia,che, a pochi metri da Piazza della Signoria, di fronte al Museo del Bargello, custodisce opere d’arte realizzate da artisti di indiscusso valore e vanta una storia direttamente connessa alla vita culturale, religiosa, civile della stessa Firenze.

Mino da Fiesole ed Arnolfo di Cambio, i primi architetti della Badia, quest’ultimo anche del campanile; Nardo di Cione e Maso di Banco, esecutori degli affreschi nascosti dagli intonaci seicenteschi. Bernardo Rossellino con il chiostro degli aranci, Benedetto da Rovezzano, che ristrutturò la cappella Pandolfini.

Filippino Lippi, autore dell’apparizione della Vergine a San Bernardo, Giorgio Vasari con la tela della Vergine Assunta in CieloOnofrio Zeffirini con lo storico organo a canne, tutt’oggi funzionante; Felice Gamberai autore del pregevolissimo soffitto ligneo. Senza dire degli affreschi di Vincenzo Meucci e della pala di Giotto attualmente agli Uffizi.

Qui nella monumentale tomba di Mino da Fiesole è sepolto Ugo «il gran barone», che con il trasferimento della sede marchionale da Lucca determinò l’ascesa economica e politica di Firenze, dichiarandola capitale della Tuscia; e a distanza di oltre dieci secoli, come segno tangibile di gratitudine viene ricordato ogni anno, il 21 dicembre, con una messa in Badia cui partecipano le autorità municipali con il gonfalone della città.

Ed ancora in Badia il Boccaccio declamava la Divina Commedia, presago di quella consuetudine che ora sembra riproporsi con la lettura di Dante da parte di Roberto Benigni in Santa Croce.

E proprio in Badia la Fraternità Monastica di Gerusalemme, ricevendo idealmente il testimone dai monaci benedettini, offrono nelle liturgie solenni e luminose un’oasi di silenzio e di raccoglimento a quanti vogliono incontrarsi con Dio nella preghiera.

In tal modo i fratelli e le sorelle di Gerusalemme, nella contemplazione e nel lavoro, attuano l’insegnamento del loro fondatore Padre Pierre-Marie, che nel «libro di vita» traccia il loro cammino della fede per la città e nella città.