E poi una collaborazione più strutturata con Masolino D’Amico, critico teatrale di lungo corso, oggi una delle più autorevoli firme italiane, per averlo come consulente artistico. E poi nuovi appuntamenti con i «Venerdì del Dramma» e, in futuro, anche un libro dedicato alla figura di don Ruggini, il prete che del Teatro dei Cielo di San Miniato è stato il segreto del successo fino agli anni ’70, gettando le basi per quelli che sono i traguardi di oggi. Marzio Gabbanini, presidente della Fondazione Dramma Popolare di San Miniato, è già tornato al lavoro dopo la pausa estiva, e annuncia programmi importanti per il prossimo futuro: «È in allestimento anche una mostra, importante e particolare. per i 100 anni dalla nascita del pittore Dilvo Lotti che fu tra i fondatori del nostro teatro, da presentare nel mese di vovembre nelle sale di Palazzo Grifoni».Il bilancio dell’edizione appena chiusa della Festa del Teatro è, ovviamente, molto positivo visti i riscontri di bubblico e di critica: «Un successo, grazie ad un testo molto toccante, una scenografia suggestiva, la presenza di due attori, quali Triestino e Pistoia, tra loro una perfetta sintonia, la partecipazione di una vera e propria rivelazione, l’attrice italo-senegalese Ashai Lombardo Aropp, e di un gruppo di attori e musicisti di origine africana — rileva Gabbanini — Ma sopratutto una tematica etico-civile e spirituale di urgentissima attualità, quale quella delle molteplici povertà contemporanee, a partire da quella legata alle migrazioni, hanno segnato una svolta significativa nella lunga storia del Dramma Popolare». L’evento ha avuto un ampio risalto sui media nazionali. Ma gli occhi sono già punatto al futuro: «Per l’immediata futuro sto lavorando per dare pieno riconoscimento ai direttori artistici tutt’ora viventi, che abbiano aiutato il Dramma Popolare a conseguire successo — conclude Gabbanini — Nel corso di un evento che si terrà alla fine di settembre saranno chiamati a partecipare Padre Valentino Davanzati (volto noto anche per il cinema) e don Luciano Marrucci, che, come l’indimenticato don Ruggini, hanno avuto la specifica caratteristica di essere sacerdoti».