Cultura & Società
40° Istituto Maritain: card. Parolin, «Un grande filosofo cristiano»
«Riattualizzando il pensiero di Tommaso d’Aquino», insistendo in un «realismo critico» che «crede nei valori dell’intelligenza e nella speciale dignità della persona umana nell’ambito del creato», Maritain – ha ricordato il cardinale – «ha fornito gli strumenti epistemologici ed etici per affrontare i grandi problemi del Novecento, nel confronto con la modernità». Il suo «umanesimo integrale», ha detto il cardinale ripercorrendo le sue opere principali e la loro «attualità», è un umanesimo che tiene conto «di tutte le dimensioni della persona nella fondamentale distinzione, ma non separazione, tra spirituale e temporale, pur nell’attuale pluralismo sociale e culturale». Nasce da qui «il concetto di una sana laicità e dell’autonomia della politica, ma anche dell’importanza del sacro e del santo, elementi così importanti nelle nostre società globalizzate, ma spesso senza finalità di senso e in stato di latente depressione».
«Dopo secoli di separazione», Maritain ha contribuito a «riconciliare Chiesa e democrazia», ha ricordato il cardinale, e durante la guerra, «tra le altre migliaia di esiliati europei, fu una guida spirituale cui molti guardarono». Il pensiero di Maritain «preparò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo» e tutte le sue opere «hanno preparato e influenzato il Concilio Vaticano II, così importante per il rinnovamento della Chiesa». «La vostra Associazione, il vostro Istituto – ha detto il cardinale alla platea di esperti e studiosi internazionali – ha il grande merito di aver contribuito a far memoria di questo pensiero così importante e a diffonderlo in varie parti del mondo. Forse senza la vostra azione non avrebbe mantenuto quella vitalità di cui oggi riscontriamo diversi segni». «Non vi siete limitati a rileggere e a diffondere il pensiero di un grande metafisico e di un grande mistico – ha proseguito – ma avete cercato di confrontarlo con gli aspetti più rilevanti della modernità». «Ripetere lo spirito di quel grande uomo e cristiano che fu Jacques Maritain nei contesti nuovi della modernità e della postmodernità»: un compito, ha detto il cardinale, «non facile ma appassionante e la Chiesa, in piena fase di riaggiornamento, guarda anche a voi perché le periferie del mondo hanno bisogno che sia loro riproposto in termini nuovi e credibili, un messaggio di pace e di speranza».
Poi il cardinale si è lasciato andare anche ai ricordi personali. «Ho avuto modo di conoscere Maritain – ha rivelato – attraverso la lettura delle sue opere, ma anche attraverso la lettura della corrispondenza tra il mio professore di latino e greco al seminario di Vicenza con la moglie di Maritain, Raissa». Da quella «amicizia», ha reso noto il cardinale, «nacque uno scambio di corrispondenza continua», dal quale traspariva non solo il Maritain pensatore e filosofo, ma anche molti suoi «tratti familiari, personali». «Il nostro professore teneva particolarmente a questa amicizia» con Raissa Maritain e «passava molto tempo a leggerci questa corrispondenza». «L’Istituto Maritain – ha detto il cardinale tributando un omaggio ai suoi quarant’anni di attività – ha avuto il grande merito di fare memoria di una personalità così importante e di diffondere il suo pensiero in molte parti del mondo». Compito, questo, «non facile ma appassionato, perché non manchi all’uomo della contemporaneità un grande discepolo di Cristo e della Chiesa».