Cultura & Società
Sotto gli Uffizi una necropoli di 1.500 anni fa
Sessanta scheletri affiancati testa-piedi, in una posizione che indicherebbe fretta di sepoltura e necessità di ottimizzare lo spazio per seppellire molti cadaveri, probabilmente in concomitanza con l’insorgere di un’epidemia. È la sensazionale scoperta emersa durante i lavori per i Grandi Uffizi, a Firenze. I risultati dello scavo nell’area sottostante il salone di lettura della Biblioteca degli Uffizi, attigua a Piazza del Grano, che vedono impegnate ben tre soprintendenze (Polo Museale, Beni architettonici e Beni archeologici) sono stati illustrati ieri mattina dalla sovrintendente del Polo Museale Fiorentino Cristina Acidini, da Isabella Lapi, direttore regionale per i beni e le attività culturali della Toscana, Alessandra Marino, soprintendente per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici ed etnoantropologici per le province di Firenze, Pistoia e Prato, Andrea Pessina, soprintendente per i beni archeologici della Toscana, e Antonio Natali, direttore della Galleria degli Uffizi.
Il ritrovamento è avvenuto i una piccola porzione di un’area cimiteriale più vasta, risalente al V-VI secolo d.C., e offre una eccezionale foto istantanea di una vera catastrofe nella Firenze altomedievale. L’ipotesi, infatti, è che gli scheletri ritrovati sotto uno dei più celebri musei del mondo appartengano a dei fiorentini decimati dalla peste proveniente da Oriente o da un altro contagio. Un destino terribile, tutto da scoprire e chiarire come in un thriller storico. «Ora i resti, che sono stati portati alla luce con un lavoro di cinque mesi – ha spiegato il sovrintendente Pessina -, saranno sottoposti all’analisi del Dna e, per l’esatta datazione, all’esame del carbonio 14. Si potrà quindi accertare la causa della morte ovvero l’agente patogeno che la provocò, e potremo ottenere molte altre informazioni sugli abitanti dell’epoca, alimentazione, patologie e stress da lavoro».
E’ stata già esclusa l’ipotesi di un eccidio in relazione alle varie invasioni barbariche. Gli scheletri non presentano traumi mortali da ferite. Le sepolture – più fosse comuni – farebbero escludere la morte per fame in fase d’assedio o per malattie. Rimane, dunque, secondo gli esperti, la sola possibilità di una moria imponente e rapida come quelle che si verificano nel corso di un’epidemia ad alto contagio e ad evoluzione acuta e mortale, come per esempio la peste, il colera, la dissenteria o quella che per noi, ora, è una banale influenza.
«Da questo ritrovamento – ha spiegato la direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Carlotta Cianferoni – ci si aspetta di chiarire meglio un periodo che è abbastanza oscuro della storia della città perché dopo i clamori e gli splendori della Florentia Adrianea, II e III secolo, noi abbiamo un periodo di cui sappiamo poco di Firenze. Sappiamo che si è progressivamente ristretta, alcuni tratti di mura sono stati abbattuti e quindi questo scavo ci potrà molto aiutare nel riempire questi vuoti».
Si sa che l’area, a sud del circuito murario romano, era periodicamente occupata dall’Arno che vi depositava i suoi sedimenti. Occasionalmente, secondo le indagini condotte finora, era utilizzata come deposito di materiali edilizi e lapidei. L’ipotesi è che questa attività, legata alle fasi di “secca”dell’Arno e caratterizzata dagli scarichi di materiali di risulta, si sia interrotta proprio per un nuovo utilizzo, per l’appunto come necropoli.
Tra XII e XIII secolo l’area, a seguito della necessità di nuovi spazi, viene edificata ed urbanizzata. Riferibile alla fase basso medievale, nell’ambito della zona interessata dalle sepolture, sono alcune fondazioni murarie e soprattutto pozzi di smaltimento per liquami e acque reflue pertinenti ai cortili retrostanti edifici residenziali individuati nello scavo degli scantinati degli Uffizi di Levante.
Con l’intervento vasariano il quartiere medievale viene in gran parte sventrato per far posto al nuovo corpo di fabbrica destinato ad accogliere le Magistrature Granducali.
Tutte le fasi di rinvenimento e studio sono e saranno riprese in 3D per un futuro utilizzo museale.