Cultura & Società
Pisa: esplorate le sepolture di due figli illegittimi della famiglia de’ Medici
Le loro sepolture sono state esplorate nell’ambito di interventi di risanamento e adeguamento impiantistico delle Cappelle Medicee di Firenze, con un’operazione avvenuta sotto la direzione della Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale fiorentino.
Per i rilievi archeologici e gli studi paleopatologici, l’operazione ha visto impegnati i ricercatori della Divisione di Paleopatologia dell’Ateneo pisano guidati dal professor Gino Fornaciari, già responsabile del «Progetto Medici» tra il 2003 e il 2009. Lo studio radiologico è stato effettuato presso il Reparto di Radiologia dell’Ospedale di Santa Maria Nuova, sotto la direzione di Roberto Carpi e Ilario Menchi.
Lo studio preliminare dei due individui ha dimostrato che la pratica dell’autopsia con scalottamento del cranio e imbalsamazione, già attestata nei Granduchi, veniva utilizzata correntemente anche per personaggi minori della famiglia. Inoltre i resti scheletrici ritrovati all’interno delle due sepolture promettono di rivelare nuovi particolari sulla vita degli esponenti della famiglia fiorentina. Sarà possibile, ad esempio, fare luce su alcune leggende che riguardano Antonio de’ Medici (1576-1621), figlio del Granduca Francesco I (1541-1587) e padre di Antonfrancesco Maria. Leggenda vuole che Antonio de’ Medici, priore di Pisa dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, non sarebbe figlio di Francesco I, ma un neonato adottato nel corso di un parto simulato dall’amante del principe, Bianca Cappello, che voleva dare un figlio maschio a Francesco. Confrontando il DNA di Antonfrancesco Maria, figlio di Antonio, con quello del Granduca Francesco I sarà possibile fare luce anche su questa vicenda.
L’altra storia che raccontano questi resti scheletrici è che anche ai figli illegittimi dei Medici veniva garantita una vita di agi. Antonfrancesco, dopo la morte del padre, fu educato alla corte dei Medici, mentre la madre Artemisia Tozzi fu confinata nel monastero fiorentino di San Clemente. Il benessere e i privilegi della vita di corte di cui godette Antonfrancesco sono testimoniati anche da un primo esame paleopatologico che ha permesso la diagnosi di una grave forma di gotta cronica del piede destro, localizzata in corrispondenza dell’alluce, che indica un’alimentazione molto ricca di carne, confermando fra l’altro la familiarità della cosiddetta «gotta dei Medici».
Ancora più esemplificativa la storia di Gianfrancesco Maria, figlio di Don Giovanni de’ Medici e di Livia Vernazza. Nato quando il padre si trovava a Venezia come generale al servizio della Serenissima, il bambino era frutto di una relazione illegittima, ma fu legittimato dal fatto che i suoi genitori si sposarono il giorno della sua nascita. Nonostante ciò, il bambino fu tolto alla madre dopo la morte del marito avvenuta nel 1621 e fu allevato a corte dai Medici a Firenze. Livia Vernazza fu rinchiusa in un convento fino al 1639 e poi segregata a Villa Le Macine. Gianfrancesco Maria divenne così illegittimo, ma la famiglia granducale gli concesse una rendita annua.
I rilievi scientifici sui resti
L’apertura della tomba di Antonfrancesco Maria ha rivelato i resti scheletrizzati di un individuo di sesso maschile di età adulta e di statura elevata (oltre 185 cm), con il cranio e le coste segate per l’autopsia e l’imbalsamazione. Come risultava anche dalla documentazione d’archivio, era stato sepolto con l’abito monastico dell’Ordine dei Cappuccini, completo di cordone e rosario in legno, purtroppo assai danneggiato dall’alluvione di Firenze del 1966.
L’esame della tomba di Gianfrancesco Maria ha invece rivelato la presenza di un individuo di sesso maschile di età adulto-matura, con il cranio scalottato per l’autopsia e l’imbalsamazione, vestito con un elegante abito della seconda metà del ‘600 e ancora con la spada al fianco. La presenza di vesti e di oggetti del corredo ha impedito il recupero di gran parte dei resti. Tuttavia è stato possibile studiare il cranio e sottoporlo a indagine antropologica, paleopatologica e radiologica.