Cultura & Società
Bancarella, l’edizione del Cinquantesimo
A contendersi la prestigiosa «fascetta» del premio che festeggia il mezzo secolo di vita, sono in gara Adele Grisendi con Bellezze in bicicletta edito da Sperling & Kupfer; Marlisa Trombetta in finale con La mamma cattiva pubblicato da Marsilio; Federico Audisio Di Somma con L’uomo che curava con i fiori edito da Piemme; John Le Carré autore del volume Il giardiniere tenace, Mondadori Editore; Gisbert Haefs con Troia, Tropea editore; e, infine, Ian Rankin, finalista con Cerchi e croci edito da Longanesi.
Quest’anno a differenza delle passate edizioni, anche le più recenti, non c’è un favorito. Anticipare un nome si rischia di essere smentiti dallo spoglio pubblico delle schede che vorremmo potesse decretare un ex aequo fra i sei libri andati in finale. Un gruppo di scrittori che hanno seriamente vissuto la loro parte, soprattutto i tre italiani, interpretando bene lo spirito del «Bancarella», partecipando a tutte le presentazioni, senza contare gli appuntamenti con gli studenti.
Tra le manifestazioni collaterali in programma figurano la mostra che documenta la quarantennale attività di Paolo Guidotti allestita al Convento della Nunziata, sede della Fondazione Città del Libro, con l’esposizione di copertine, disegni, immagini e, nell’antica «sala del camino», sempre al Convento, l’esposizione dei quarantanove volumi vicitori delle edizioni dal 1953 al 2001, delle fotografie, delle premiazioni, degli inviti, dei manifesti del «Bancarella» e delle mostre.
Il «premio dei librai» ha raccolto subito simpatia, consensi e tanto calore che con il passare degli anni sono andati crescendo ed hanno finito per rappresentare la ragione prima del successo riportato che non sembra risentire dell’usura del tempo. Quarantanove libri, uno dietro l’altro, per accontentare anche i lettori più esigenti.
Il «Bancarella» è nato da quel fenomeno unico e particolarissimo in Italia che è la tradizione dei librai pontremolesi. Dall’Alta Lunigiana, terra di grande emigrazione, sono partite generazioni e generazioni di librai ambulanti.
Le cronache del tempo parlano della presenza di tanti librai giunti da ogni parte d’Italia, di scrittori, editori, uomini politici quali Arnoldo Mondadori, Valentino Bompiani e Giovanni Gronchi. Fu in quella sede che si decise di dar vita al premio «Bancarella». Un’ idea geniale destinata a conquistare una sempre maggiore risonanza, tanto che oggi è riuscito a «ritagliarsi» una collocazione fissa nel calendario delle maggiori manifestazioni letterarie. Ad attenderlo sono prima di tutto i librai, i bancarellai, quindi gli scrittori, gli editori, gli uomini di cultura, perché già nel momento in cui viene formata la «sestina del selezione», il mercato si muove e non a caso il premio pontremolese è stato giudicato come il più attendibile indice della «borsa del libro». Nel «Bancarella», infatti, conta il libro, la »merce libro», non disgiunta dal valore letterario, una merce che ha un valido mercato che poggia sulla fiducia reciproca che si è instaurata tra i lettori e i librai. Una formula indovinata che con il trascorrere degli anni è stata «affinata» proprio per mantenere viva la sua originalità. Librai e bancarellai, oltre ad essere giudici e venditori, sono diventati dei veri e propri amici del libro. Approfondiscono la conoscenza dei loro clienti, ne scoprono i loro gusti, quindi danno loro un consiglio. Difficilmente sbagliano, anzi non possono sbagliare perché significherebbe venir meno a quella fiducia che è stata loro accordata dai lettori.
L’intera città di Pontremoli, ogni anno a luglio, fa da madrina al premio. In piazza della Repubblica, all’ombra della torre dei Cacciaguerra, che è simbolo di pace, si danno appuntamento i librai per assistere allo spoglio delle schede, per partecipare alla loro festa. Hanno saputo costruirla a partire dall’ormai lontano 1953 assegnando il premio a Hernest Hemingway, primo vincitore con Il vecchio e il mare, anticipando il Nobel; difenderla con il trascorrere degli anni, premiando libri che hanno rappresentato un po’ la storia del nostro costume letterario, dei gusti dei lettori e in particolare della politica italiana dal dopoguerra ad oggi.
Per altre due volte, infatti, si ripeterà l’anticipazione del Nobel, visto che nel 1958 i librai premiarono Boris Pasternak con Il dottor Zivago ed ancora dieci anni dopo, Isaac Singer con La famiglia Moskat. Ma insieme a Hemingway, Pasternak e Singer, in questi primi cinquant’anni, i librai hanno premiato Giulio Bedeschi (oltre duemilioni di copie vendute con il suo Centomila gavette di ghiaccio) Montanelli, Gervaso, Guareschi, Oriana Fallaci, Biagi, Berto, Cassola, Bevilacqua, Saviane, Eco, Spinosa, Grillandi, Colosimo, Susanna Agnelli, Zavoli, Andreotti, De Crescenzo, Zecchi, Pansa, Camilleri e tra gli stranieri Ryan, Schwars Bart, Alex Aley, Gary Jenning, Maurice Denuzier, Ken Follet, John Grisham, Paco Ignacio Taibo II e tra la sorpresa generale, nel 1995, Jostein Gaarder con Il mondo di Sofia quando tutti si attendevano il vendutissimo «Va dove ti porta il cuore» di Susanna Tamaro. Un po’ come dire che …il Bancarella va dove lo «portano» i librai e i bancarellai. Sono loro a decidere e se diamo un’occhiata all’albo d’oro, tranne qualche rara eccezione, difficilmente hanno sbagliato.
Il «Bancarella», come felicemente si scrisse in occasione del decennale del premio, «è la Cassazione dei premi letterari italiani». Quale migliore riconoscimento!