Cultura & Società
Fascino e mistero dell’Apocalisse
«Quando si apre questo libro, si prova a giudizio di monsignor Gianfranco Ravasi un’attrazione e una vertigine. È un testo striato dal sangue della storia ma è anche un’opera di contemplazione, immersa in un alone di luce dal quale alla fine emerge una città perfetta e ideale in cui non si piange più, in cui la morte non ha più residenza e su cui si accende una luminosità trascendente». L’Apocalisse è un testo proteso al futuro della speranza, ma più che un oroscopo sul destino della storia umana, si presenta come una lettura, direbbe Karl Rahner, «del presente in funzione del futuro».
L’invito di Luzi a tenere stretto il «nesso tra il pericolo imminente e le offerte di scampo», che ci apre al tesoro dell’Apocalisse, è affidato alle pagine di un saggio che compare nell’ultimo volume di una traduzione laica del Nuovo Testamento ideata e finanziata da un moderno mecenate, il finanziere Paolo Andrea Mettel (a lato nella foto), che attualmente vive a Lugano. Il progetto, avviato all’inizio degli anni Novanta, è giunto ora al termine con un volume di quasi 600 pagine (Stamperia Valdonega di Verona) che si avvale delle illustrazioni di un altro grande artista toscano: Venturino Venturi.
«Vi sono stati e vi sono molti modi diversi di vivere l’esperienza, indubbiamente rara e non del tutto fittizia o fatua, del giro di boa del millennio. Noi spiega Mettel abbiamo scelto di ritornare alle origini. Ci siamo riportati e rapportati a quella Parola che ha sconvolto il corso della storia e ha dato inizio, per usare un linguaggio caro all’Apocalisse, a tempi e cieli nuovi».
La vicenda cattura. Catturano le profezie. Cattura l’immagine del vecchio Giovanni imprigionato in una cava di pietre solo per aver annunciato il Vangelo. Resti affascinato lo aveva anticipato Bernabei all’inizio nel pensare che per il grande attore inglese che interpreta Giovanni nelle visioni e nel giaciglio di morte, questa è stata proprio l’ultima volta: subito dopo è veramente morto.
In definitiva: convince questa operazione? Tutto sommato direi sì. Certe cose o non si fanno per principio, oppure non possono che essere fatte in questo modo: pensandole per il grande pubblico della domenica sera e della prima serata; quello che l’auditel conterà, magari, in milionate di contatti. E spiegare la Rivelazione per il grande pubblico lasciando gli spazi per gli inevitabili spot è impresa ardua.
Rientrando in albergo, siamo in diversi a concordare su una speranza. Se fra quei milioni di spettatori ne saltassero fuori anche qualche centinaio di migliaia che, incuriositi, volessero riprendere in mano quel libro; se venisse loro in mente di rileggerlo (o di leggerlo per la prima volta) e magari di proseguire con qualche commento, non sarebbe questa la prova provata di una scommessa vinta?