Cultura & Società

Sindaco, ci porti a vedere il paese…

di Marco LapiCominceranno dal centro storico, con i suoi chiassi e i caratteristici vicoli, poi percorreranno i sentieri attorno alle mura. «Dopo – prosegue il sindaco Renzo Rossi– ci sposteremo verso la miniera: una visita da non perdere anche per la ricchezza umana della sua storia fatta di conquiste sociali, fede, solidarietà». Il primo cittadino di Montecatini Val di Cecina si prepara così a vivere, domenica 1° giugno, il suo pomeriggio da cicerone, dopo aver introdotto alle 11 del mattino, nel Palazzo Comunale, la tavola rotonda su «Piccoli comuni, grandi risorse. L’impegno delle istituzioni locali per la salvaguardia dell’ambiente e la valorizzazione dei prodotti tipici», cui parteciperanno tra gli altri i deputati Ermete Realacci, Marco Filippeschi e Luca Marcora.

Il vasto comune amministrato da Rossi e abitato da soli 2000 abitanti (13 per chilometro quadrato) è l’unico toscano tra i dieci italiani che nella stessa giornata apriranno le porte ai visitatori mettendo a disposizione i loro primi cittadini nelle vesti di guide turistiche. È la seconda esperienza del genere dopo quella dello scorso anno, nata nell’ambito della campagna di Legambiente sulla «Piccola grande Italia». Nel 2002 la Toscana fu rappresentata dal centro lunigianese di Comano; quest’anno a far compagnia a Montecatini Val di Cecina saranno Alberona (Foggia), Ameglia (La Spezia), Castelmezzano (Potenza), Cimego (Trento), Giffoni Sei Casali (Salerno), Longobucco (Cosenza), Pettorano sul Gizio (L’Aquila), Poggiodomo (Perugia) e l’ex paese fantasma di Campsirago, frazione di Colle Brianza (Lecco).

Montecatini sorge a pochi chilometri da Volterra, in provincia di Pisa, e soprattutto dalla sua miniera di rame – la più antica d’Europa – ha tratto per anni e anni la propria sussistenza. Tutta un’altra cosa, anche in fatto di fama, rispetto all’omonimo centro termale della Valdinievole: eppure proprio qui nacque nel 1888 quel colosso dell’industria italiana ed europea indicato con il suo nome e poi incorporato nel gruppo Edison per dar vita alla Montecatini Edison o Montedison. La miniera di Caporciano rimase in attività fino al 1907, fonte di lavoro per la popolazione locale ma anche di dura fatica e rischio quotidiano. Tu es Deus meus / in manibus tuis sortes meae, si legge non a caso sulla porta d’ingresso alle gallerie. «Tu sei il mio Dio, la mia sorte è nelle tue mani». A Lui e alla Madonna di Caporciano, patrona del paese – la cui statua è oggi conservata nella chiesa parrocchiale di San Biagio – i minatori quotidianamente si raccomandavano nell’oratorio della miniera, dedicato a Santa Barbara, ma anche in una cappellina ricavata a 114 metri di profondità, tuttora esistente, dove sostavano un attimo prima di scendere ancora più in basso. Ma i proprietari della miniera, nel 1864, vollero innalzare sul vicino Poggio alla Croce, a 591 metri di quota, un altro grande segno di fede a protezione del lavoro, al posto delle precedenti croci in legno che già vi erano state erette fin dal 1602 donando il nuovo nome al rilievo, detto in precedenza Monte Calvo. La nuova croce di ferro, alta 15 metri e fusa a Follonica, fu trasportata fino in vetta utilizzando bufali fatti venire appositamente dalla Maremma e ancora oggi svetta a protezione del paese e della valle.

Guadagnare la cima del poggio per ammirare il vastissimo panorama circostante non è un problema e ne vale certamente la pena. Ma non prima di aver visitato il paese e la miniera, come propone appunto il sindaco Rossi. Nel centro storico di origine medievale, eretto dai Belforti intorno al 960 con il nome di Castrum Montis Leonis, sono da ammirare in particolare – oltre al caratteristico impianto urbanistico – l’antica rocca sovrastata dalla maestosa torre della famiglia fondatrice, risalente all’XI secolo, la già citata chiesa di San Biagio e l’antico Palazzo Pretorio, fino al 1956 sede municipale e oggi al centro del progetto di recupero degli insediamenti minierari avviato dal Comune nel 1999, in quanto destinato a sede espositiva del museo in via di realizzazione. Nell’area mineraria è stato invece già recuperato e aperto al pubblico dal 5 luglio 2002 il cosiddetto Pozzo Alfredo, dove sono conservati i congegni che consentivano di portare in superficie i minerali estratti nel sottosuolo. Il prossimo 5 luglio dovrebbero essere riaperti invece lo stesso Palazzo Pretorio e l’ingresso della miniera, compreso un primo tratto di galleria.

Un’altra meta da non perdere è sicuramente il pianoro di Camporomano, grande terrazza naturale sulla vallata che separa Montecatini da Volterra: anche per chi non se la sente di salire fino al Poggio alla Croce, dunque, il panorama è assicurato. Comunque sia, i turisti accompagnati dal sindaco potranno rifocillarsi, alla fine della visita di domenica 1° giugno, grazie agli stand gastronomici della locale rassegna enogastronomica «I sapori della valle», in programma proprio in questo fine settimana. Re indiscusso dell’iniziativa, il cinghiale. «Una volta – spiega il sindaco – era il cibo dei poveri, lo si uccideva per sfamare i propri figli, poi la tradizione è rimasta». Ma non mancheranno neppure altri piatti popolari come la zuppa di pane, la pappa al pomodoro e i fagioli con le cotiche, altra cacciagione tra cui in particolare il capriolo, nonché vini, olio, formaggi e salumi locali. E pur se non siamo proprio nella stagione giusta, non va dimenticato che questa è anche terra di ottimi tartufi.

Per una giornata, o solo un pomeriggio, può andar bene così. Ma Montecatini Val di Cecina non è solo il capoluogo, è un territorio comunale vastissimo – che, fa notare il sindaco, «ricorda un po’ la Gran Bretagna rovesciata» – e ricco di altre mete di grande interesse, tra cui il Castello di Querceto, dal 1543 di proprietà della famiglia Ginori-Lisci, i piccoli insediamenti castellani di Miemo e Casaglia e infine la Sassa, altro borgo medievale situato assai più a sud, al confine con la provincia di Livorno, e legato a una leggenda secondo la quale l’apparizione del «Quo vadis» di Gesù a Pietro sarebbe avvenuta non sulla Via Appia ma sulle pendici del vicino Poggio al Pruno, la più alta cima della zona (619), da dove si gode un bellissimo panorama sulla sottostante piana di Bolgheri fino al mare e all’Arcipelago Toscano. Un’occasione, insomma, per tornare ancora da queste parti. Ma sarà lo stesso sindaco Rossi a consigliarvi dove andare e… cosa assaggiare ancora!