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ISRAELE: VISTI NEGATI A RELIGIOSI CATTOLICI
Sono 86 i visti di ingresso che da marzo 2001 ad oggi sono stati richiesti da sacerdoti e religiosi di religione cattolica e che il Governo israeliano ancora non rilascia. Un numero elevato che rischia di bloccare l’attività della Chiesa cattolica. E’ quanto emerge da un rapporto, datato 22 marzo, redatto dalla Commissione ad hoc’ istituita dalla Assemblea degli ordinari di Terra Santa e incaricata di esaminare il problema che, come dichiara padre Giovanni Battistelli al Sir, “sta creando non poche difficoltà all’attività della Chiesa cattolica in Terra Santa”. Secondo il rapporto, infatti, “sono due anni ormai che il Ministro dell’Interno israeliano si rifiuta di rilasciare visti di ingresso e rinnovo di permesso di soggiorno ad un gran numero di sacerdoti, suore, seminaristi e volontari cattolici, venendo meno in tal modo al principio di libertà religiosa garantito da diversi accordi, tra cui quello del 30 dicembre 1993 siglato tra la Santa Sede e lo Stato di Israele”.
Il numero di 86 richieste, 36 uomini e 50 donne da 13 Paesi, stando al Rapporto, “è incompleto poiché tra l’altro – non include i nomi del personale religioso, a lungo vissuto in Israele e poi partito per diversi motivi, al quale non è stato consentito il rientro ed i nomi di 22 seminaristi giordani di Beit Jala il cui permesso scadrà tra maggio e settembre 2003 e che presumibilmente non verrà rinnovato salvo cambiamenti nella politica del Governo”. “L’81% del personale in questione proviene da Paesi arabi confinanti, mentre il resto proviene dall’India, Filippine, Rwanda, Mali, Burkina Faso, Polonia, Slovacchia e Francia”. “Pur comprendendo il bisogno di sicurezza di Israele si legge ancora appare ingiustificata l’applicazione di misure anche al campo religioso. In particolare perché i religiosi non giungono nel Paese per scopi sconosciuti o pericolosi ma per attività religiose, morali, di istruzione e caritative”.