Cultura & Società
Cristina di Bolsena, la martire fanciulla
Cristina aveva deciso per suo conto di conservare la sua verginità essendosi fatta cristiana e avendo votato a Dio la propria vita. Per questo gettava dalle finestre tutti gli incensi, fece vendere le vesti preziose e i gioielli, spezzò gl’idoli ricavandone di che soccorrere i poveri e aiutare chi si rivolgeva a lei nel bisogno.
Tutto questo venne ben presto a conoscenza del padre Urbano, il quale pretese dalla figlia l’abiura e la sottomissione al suo volere, ma la fanciulla intrepida resistette e il prefetto incominciò ad applicare sulla figlia le torture nelle quali era maestro.
La lista di supplizi prosegue: viene posta su una graticola arroventata, presso una ruota uncinata, e altro.
Al di là dei particolari diversi, la lettura che il mondo popolare ha fatto di questa figura non è diversa da quanto rappresenta la vicenda di David e Golia: la singolarità è costituita dal fatto che la storia è volta al femminile, ed è tanto più significativa. La donna, indicata come debole, facile vittima di seduzione come Eva, presenta qui la sua forza capace di sfidare con la fede i tiranni e la morte, confermando che nessuno è mai troppo fragile per affermare la propria dignità, la propria volontà, i propri valori. Rispetto a David, che trionfa nella storia, tanto più è grande Cristina che soccombe nella vita e trionfa nell’eternità. Sollevata un po’ di polvere, scartati gli orpelli, appare anche qui una bella figura di donna e di santa, che avrebbe molto da dire al mondo contemporaneo.
Tutti i momenti della passione che abbiamo visto narrati nella leggenda sono temi che vengono scelti di anno in anno per formare dieci «quadri» plastici, viventi, nei quali appare Santa Cristina sottoposta a una delle sue torture. In passato si esagerava nel verismo e nel raccapricciante; oggi si segue un criterio devozionale, ma lontano dalle tinte troppo forti. La vigilia della festa una grande processione con la statua lignea della protettrice della città, parte dalla cattedrale e raggiunge il castello dove il simulacro passa la notte, per ridiscendere il giorno della festa nella Cattedrale. Durante le due tratte del tragitto, una notturna e una diurna, la processione passa davanti ai quadri viventi, dei quali si aprono i sipari, per cinque minuti, dando tempo ai figuranti, tutta gente del luogo, di riposarsi, mostrando decine di attori impegnati nella rappresentazione immobile della vicenda. Sono, ad esempio, il quadro della cottura, il quadro della fornace, il quadro della ruota, il quadro della pietra. L’unico quadro in movimento è quello dei demoni che trascinano all’inferno l’anima di Urbano che sta sul letto di morte.
L’altare è un nodo di elementi sacri che coinvolgono aspetti miracolosi avvenuti nell’acqua, altri che hanno fruttificato nella storia attraverso il culto dell’Eucarestia e memorie di santità che rimandano alla testimonianza dei martiri racchiusa dalla terra. Infatti per la Cappella del Miracolo si accede alla Grotta di Santa Cristina, scavata nella roccia, e, per la Cappella di San Michele si entrano nelle grandi catacombe. Anche qui, come si è detto per Sant’Agata e Santa Lucia, si ritrova una radice forse dalla traccia pagana, ma di misteriosa e forte testimonianza cristiana.
Si semina non la saggina, ma la sagginella in questo periodo come erbaio temporaneo per ricavarne foraggio per il bestiame.
È questo il momento di sistemare in vasi di conservazione il vino da invecchiamento e di liberare i recipienti per verificarli, accomodarli e averli pronti alla fine d’agosto per la bagnatura e la preparazione alla vendemmia.
Cristina, oltre ad essere titolare di molte chiese e parrocchie, protegge naturalmente la sua città Bolsena ed è patrona di mote località, come Santa Cristina Val Gardena, Gallipoli, Gela.
Per quanto riguarda le categorie di persone a lei si raccomandano in particolare i mugnai, per la macina destinata al suo supplizio, coloro che sono affetti da piaghe inguaribili, essendo passata indenne dalle verghe e le persone in pericolo di annegamento, per essersi salvata dalle acque del lago.
Le grandi sante: le precedenti puntate
4. Mustiola, la santa che camminò sulle acque