Cultura & Società
Gli 80 anni della Rai
«Unione radiofonica italiana. Stazione di Roma I- RO. Trasmissione del concerto inaugurale». Il 6 ottobre 1924 lo storico annuncio, si parte con Haydn e poi, a seguire, Verdi, Veracini, Cilea. Una breve pausa con il bollettino meteorologico e il notiziario di borsa, le modalità di abbonamento. Poi, via col secondo concerto.
L’avvio delle trasmissioni non è esaltante. Secondo i modelli esteri, sono trattati argomenti di cultura e varia umanità: leggende, viaggi, astronomia, moda e in più qualche trasmissione letteraria. Anche la diffusione degli apparecchi stenta a partire: una buona radio a 4 valvole costa dalle 2500 alle 4 mila lire. In più occorrono altre 160-320 lire per spese di bollo, tasse di licenza e abbonamento (90 lire). Il reddito medio annuo è di 3448 lire; per gran parte degli italiani la radio è un lusso inaccessibile. Il fenomeno è sottolineato dalla diffusione degli apparecchi a galena dal costo limitato, 100-200 lire, e dalla diffusa evasione del canone.
L’8 dicembre 1925 è inaugurata Radio Milano che si distingue per la varietà dei programmi. Nasce il Cantuccio dei bambini che trasmette giochi e fiabe. L’emittente milanese ha il privilegio di trasmettere la prima volta un discorso di Mussolini, che vince la sua avversione per la radio. Non era stato felice l’approccio del fascismo alla radio dopo la brutta figura fatta nel ’24 quando difficoltà tecniche avevano reso incomprensibile un discorso di Mussolini. Si rifarà abbondantemente in futuro e la radio diventerà la cassa di risonanza del regime.
I programmi, grazie all’impulso di Radio Milano, toccano argomenti importanti. Si allungano anche gli orari di trasmissione finiscono tra le 23 e le 23,30 e la domenica va in onda la musica sacra, insieme alle prime conversazioni di carattere religioso.
Nel 1926 i primi notiziari, non più i soli comunicati della «Stefani» (l’agenzia ufficiale del regime). La radio «scopre» lo sport: Italia-Ungheria è il primo incontro calcistico ad essere trasmesso in diretta, è il 25 marzo 1928. Oltre al calcio, seguiranno l’ippica, il pugilato, il ciclismo.
«Con la radio ogni finestra è una canzone», la musica avvicina la gente alla radio, aumentano le orchestre: sinfonica, addirittura due (Roma e Torino), da camera, moderna. Cinque per la musica leggera. I cantanti sono i divi del momento.
La vecchia Uri, nel frattempo, è andata in pensione, sostituita dall’Eiar (Ente italiano per le audizioni radiofoniche) al quale è concesso l’esercizio della radiodiffusione per 25 anni. Il governo si riserva di modificare programmi e orari. Inoltre, avrà «due ore al giorno per eventuali comunicazioni di interesse pubblico». Nascono nuove trasmissioni popolari e si costruiscono apparecchi a costo sempre più accessibile.
Alcune trasmissioni diventano un appuntamento fisso per gli italiani: i programmi delle varie orchestre di musica leggera, i concerti della Martini & Rossi del lunedì, le trasmissioni sportive il calcio domenicale con la voce inconfondibile di Nicolò Carosio, il ciclismo con le imprese di Bartali e Coppi i radiodrammi, i programmi culturali. Il Radiocorriere supera nel ’52 le ottocentomila copie di tiratura. Il festival di San Remo, dopo un inizio in sordina, calamita l’attenzione dei radioascoltatori.
Tutto bene, per la radio sembra cominciato un momento magico finché domenica 3 gennaio 1954 arriva la televisione. Per la Rai, che ha sostituito l’Eiar, si volta pagina. Niente sarà più come prima.