Cultura & Società
La Toscana nella Tabula Peutingeriana
Al progetto, finanziato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, collaborano gli 11 Comuni del circondario e l’istituto Fermi di Empoli. Scoperta alla fine del XV secolo dall’umanista viennese Konrad Celtes in una biblioteca di Worms e da lui rimessa nelle mani di Konrad Peutinger, un antiquario di Augusta (dal quale la Tabula deriva il suo nome), la carta è attualmente conservata presso la Biblioteca nazionale di Vienna. È dipinta su pergamena ed era originariamente divisa in 12 segmenti, il primo dei quali è andato perduto.
L’unione dei fogli costituirebbe un rotolo lungo poco meno di 7 metri e alto 34 centimetri. Quanto alla datazione, si ritiene che si tratti di una copia medievale di un documento di età tardo-antica, la cui datazione è in parte controversa (III-V secolo d. C.). Nella Tabula è raffigurato l’intero mondo conosciuto dagli antichi con i tre continenti Europa, Asia e Africa separati tra loro dai tradizionali confini del Mediterraneo, del Tanais (Don), del Nilo e circondati dal grande Oceano. Realizzata per scopi pratici, la Tabula conteneva una grande quantità di informazioni utili a chi viaggiava: circa 100 mila chilometri di strade tracciate, 3 mila indicazioni di luoghi, disegni relativi alla morfologia del territorio e alla popolazione, oltre a numerose raffigurazioni allegoriche.
Se cerchiamo la figura dell’Italia, essa sembra quasi irriconoscibile, stirata e allungata come è nello spazio del rotolo. Salta però subito agli occhi la vignetta che rappresenta Roma come una figura umana in trono; la racchiude un doppio cerchio dal quale si irradiano le vie che ancora oggi conservano il nome antico: Appia, Latina, Flaminia, Aurelia. Il nostro Paese, che occupa più di un terzo dell’intero rotolo, si sviluppa per 5 segmenti (pari a 2,10 metri), con una ricchezza di informazioni geografiche ben superiore a ogni altro luogo.
La Cassia, invece, raggiungeva Firenze (Florentia Tuscorum) non via Siena ma con un tracciato sorprendentemente non troppo distante dall’attuale Autostrada del Sole. Superata Bolsena (Volsinis) e il fiume Paglia (Pallia flumen), raggiungeva Chiusi (Clusium) e poco più avanti mandava una diramazione per Arezzo (Adretio) che poi rientrava nel percorso principale all’altezza dell’Ombrone (Umbro flumen), forse presso Rapolano Terme o Castelnuovo Bergardenga, anticipando mirabilmente… il percorso della Due Mari! Ma, ad onor del vero, va sottolineato che nella relazione tra strade e fiumi gli antichi cartografi della Tabula furono tutt’altro che precisi. Se infatti la rappresentazione del territorio è decisamente deformata grossomodo sulla direttrice nord-sud rispetto alla est-ovest (tanto da ottenere solo l’effetto di una successione schematica di luoghi separati l’uno dall’altro dal numero di miglia puntualmente indicato) proprio questa sproporzione finisce per sfalsare a tal punto i due assi da separare nettamente il corso dei fiumi (diretti per lo più, in questo caso, da ovest a est) da quello delle strade e, quindi, delle località da esse toccate, forzatamente riportare in direzione nord-sud.