Cultura & Società
Retinopera: il contributo dei cattolici alla vita del Paese
«Non è un caso che si parta proprio da un simbolo come il Codice di Camaldoli spiega il presidente nazionale delle Acli, Luigi Bobba . Vogliamo infatti ritrovare quell’ispirazione in cui tanti cattolici si riconobbero dando vita ad un programma sociale per il Paese. Non è solo un richiamo storico, bensì un invito come cristiani a prendere parte con decisione alla vita del Paese, a non sottrarsi a ciò che ci è chiesto di fare».
«Questi temi chiave devono diventare tali anche nel dibattito che precederà il confronto elettorale del prossimo anno, in modo che i cittadini possano rendersi conto di chi, tra le coalizioni, valorizza e non marginalizza il mondo cattolico. Qualcuno vorrebbe dice ancora Bobba mettere i cattolici in un recinto, ma noi vogliamo trattare i nostri temi, vogliamo fare delle scelte d’interesse generale per tutto il Paese».
Giordano, nella sua qualità di presidente dell’Uneba (l’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale), spiega di essere in attesa di conoscere il documento preparatorio del prossimo Convegno ecclesiale nazionale, ma di essere certo che alcuni temi fondamentali che compariranno nell’«agenda di Vallombrosa» saranno ripresi a Verona: «La promozione della vita come nuova questione sociale, la pace e la cooperazione tra i popoli, il problema dell’immigrazione, il modello di welfare, la sussidiarietà, i rapporti con il no profit per arrivare ad un modello di stato sociale che coinvolga di più la società e che sia attento ai problemi più urgenti come quello dei giovani».
Ma il seminario di Retinopera terrà anche conto della grande mobilitazione in campo cattolico per sostenere la tesi dell’astensione al recente referendum sulla procreazione assistita.
«Direi afferma Bobba che è stata un’esperienza importante per due ragioni: la prima è che si è riusciti a lavorare insieme interpretando una sensibilità diffusa, dei valori ancora presenti nella nostra società. Non si sono né inventati né imposti. Si sono interpretati e gli si è dato voce. E la cosa in qualche modo nuova e interessante è che questo sia avvenuto in una forma sostanzialmente unitaria. La vicenda del referendum ci dice che il Paese è molto più mobile di quanto si pensi. Ed è in questa mobilità, in questa diversità, che può manifestarsi l’azione creativa dei cattolici, che, sia pure in minoranza, possono ottenere anche risultati importanti. Gli steccati di un tempo sono veramente un retaggio del passato e se si ha capacità di scegliere alcuni temi importanti e su quelli mobilitare l’opinione pubblica attraverso iniziative sociali e culturali, si può anche uscire dalla marginalità. In secondo luogo vogliamo, come realtà associate, essere un grande laboratorio di formazione di classe dirigente per il Paese come 60 anni quando molti degli estensori del Codice di Camaldoli presero poi parte attiva nello sviluppo e nella vita del Paese. Oggi i cattolici non devono rinunciarea a prendere parte all’orientamente e alle guida dell’intera comunità».
A Camaldoli, nonostante le difficoltà di comunicazione, si ritrovano numerosi intellettuali cattolici: tra loro spiccano mons. Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo, Guido Gonella, Giorgio La Pira, Ludovico Montini, Paolo Emilio Taviani. Scopo della riunione, che si svolge dal 18 al 24 luglio nel convento dei Padri camaldolesi, è l’elaborazione di un testo di «cultura sociale» in alternativa economico-politica, sia al vecchio liberalismo sia all’economia collettivista di stampo marxista. Il testo vero e proprio del «Codice» sarà redatto tra l’autunno 1943 e la primavera dell’anno successivo. Sarà pubblicato nel 1945 con il titolo: «Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale a cura di un gruppo di studiosi, amici di Camaldoli».
La stesura è opera principalmente d Sergio Paronato e Pasquale Saraceno. Tra i collaboratori figurano Giuseppe Capograssi, Ludovico Montini, Gesualdo Nosego, Ezio Vanoni. L’assistenza teologica è di mons. Bernareggi, mons. Emilio Guano e del gesuita padre Ulpiano Lopez. Il «Codice» è centrato sull’elaborazione pratica del concetto di giustizia sociale, a metà strada tra la ricezione del magistero pontificio e un vero e proprio programma politico.
L’intento è quello di «offrire alla coscienza del cittadino e dell’uomo sociale, e in particolare del cattolico, quali che siano le sue preferenze politiche, le basi per un giudizio morale sulla vita della comunità». Dopo una premessa sul fondamento spirituale della vita sociale, il «Codice» è articolato in sette capitoli: lo Stato, la famiglia, l’educazione, il lavoro, produzione e scambio, attività economica, vita internazionale.