Cultura & Società
Il capodanno dell’Incarnazione
L’idea di una fine e di un inizio del ciclo annuale è stata data da due di questi punti in particolare. La ripresa dell’allungarsi del dì rispetto alla notte è segnata dal solstizio d’inverno. L’inizio del ciclo naturale della vegetazione, con la ripresa primaverile del lavoro della campagna, può esser fatta coincidere con il fenomeno astronomico dell’equinozio di primavera. Le antiche società agricole propendevano spesso a iniziare l’anno in un giorno intorno all’equinozio di marzo, essendo anche l’inizio dell’annata agricola e dei lavori dei campi. Tuttavia una società agricola come quella romana esitò subito sulla data d’inizio dell’anno: il calendario di Romolo faceva iniziare l’anno a marzo, quello di Numa a gennaio.
Col cristianesimo sono le feste religiose a segnare le svolte del tempo. L’inizio dell’anno fu stabilito secondo i diversi luoghi, prevalentemente in una di queste in due date: l’Annunciazione (25 marzo) ab Incarnatione, o il Natale a Nativitate: il 25 dicembre.
La considerazione generale che riguarda la prima scelta è che il ciclo annuale comincia simbolicamente con il primo atto della Salvezza, che è l’Incarnazione di Cristo, il momento in cui il Verbum caro factum est. La scelta del Natale, che cade nove mesi dopo, lega l’inizio dell’anno all’apparizione del Verbo in mezzo agli uomini, come festa più solenne della cristianità, opzione poi è prevalsa comunemente.
La Pasqua, che pure è festa grandissima e ha tra gli elementi di calcolo anche l’equinozio di primavera, essendo festa mobile, si presta meno, se non in computi del tempo che hanno come base la luna. Comunque ci fu anche ci adottò lo Stile della Pasqua o Francese, introdotto a Napoli da Carlo I, alla fine del XIII secolo.
In diverse città, come Milano, Bologna, Roma, diversi sistemi convivevano o si succedevano. Lo Stile Bizantino che faceva iniziare l’anno al 1° settembre era seguito in Calabria, ad Amalfi e a Bari. Lo Stile moderno o della Circoncisione fa cominciare l’anno dal 1° gennaio.
Francesco II di Lorena, con il decreto del 20 novembre 1749, uniformò per il Granducato di Toscana l’inizio dell’anno, che fu segnato al 1° gennaio a cominciare dall’anno 1750. Stabilì inoltre il computo del giorno da mezzanotte a mezzanotte (invece che da tramonto a tramonto, come era uso fare) e adottò la numerazione delle ore di 12 in 12, invece che in 24.
Questa riforma comporta dei problemi non gravi, ma neppure di poco conto. Quando i testi d’epoca enunciano una data anteriore all’anno di questa variazione, nel caso della Toscana il 1750, occorre fare attenzione: il periodo annuale indicato da una data in Stile dell’Incarnazione non coincide con lo stesso periodo indicato con una data di Stile moderno. Ad esempio: il periodo dal 1° gennaio al 25 marzo dell’anno 1730 Stile moderno appartiene in quello Stile dell’Incarnazione al 1929, e, sempre nello Stile dell’Incarnazione, l’anno 1730 comprende anche il periodo 1° gennaio-24 marzo del nostro 1731 (Stile moderno).
Per completare il quadro si aggiunga che quasi ogni paese aveva le proprie misure di lunghezza, di peso, di capacità, per cui, ad esempio, un braccio fiorentino (m 0,583) non era uguale al braccio di Milano (0,594), men che meno al novarese (0,668) o al braccio di Camerino (0,670), per cui essere abbracciati da un milanese era tutt’altra cosa che essere abbracciati da uno di Novara.
Beh, chi pensò di fare l’unità d’Italia partendo da questi presupposti ebbe certamente dell’eroico.