Cultura & Società
Esperanto, la Toscana al centro del mondo
Se l’evento fiorentino avviene sotto il patronato della presidenza della Repubblica e il patrocinio dei ministeri della Cultura e degli Esteri, la settimana pratese ha invece il contributo del Comune, della Provincia e della Circoscrizione Nord della città laniera.
«Saranno 34 bambini, in prevalenza figli di esperantisti, provenienti in gran parte dall’Europa ma anche da Israele e dal Giappone», racconta Leonardo Pampaloni (foto sopra), insegnante alla scuola elementare De André di Prato, fra i promotori dell’iniziativa dedicata ai bambini. Grazie a questa lingua studiata a tavolino per non avere eccezioni grammaticali e che riecheggia parole già conosciute («è fatta in modo che quasi tutti i ceppi linguistici ci possano riconoscere qualche termine», spiega Pampaloni), questi bambini, pur provenendo da paesi diversi, non avranno bisogno di interpreti. E neppure dell’inglese.
L’età media dei piccoli esperantisti che verranno qui è di dieci-dodici anni. Ci sarà un solo italiano: un bambino di Pistoia. «Lo spazio per il divertimento sarà tanto», racconta Pampaloni. «I bambini alloggeranno all’ostello di Villa Fiorelli. Questo sarà il punto di partenza per una serie di escursioni a Firenze, Prato, Pisa e Collodi e nella Valbisenzio. Il tema conduttore sarà quello di Pinocchio. Ma ci sarà modo di incontrare culture diverse: un’insegnante giapponese verrà qui a spiegare come funziona il Sorobano, il loro pallottoliere più veloce delle calcolatrici digitali».
Nella scuola elementare dove lavora, Pampaloni è stato qualche anno fa promotore dell’insegnamento dell’esperanto a due classi: «Era un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito del programma di scambi Comenius. Avevamo corrispondenti in scuole rumene e francesi con cui ci scambiavamo idee ed esperienze. E poi i bambini si divertivano un mondo. Per le loro ricerche di scienze potevano scrivere in esperanto a corrispondenti in Norvegia o in Australia e chiedere loro che clima ci fosse da quelle parti. Con un gruppo di loro abbiamo persino girato qui a Prato un cortometraggio interamente in esperanto». Ma che valore ha una lingua come questa per dei bambini? «Innanzitutto conclude Pampaloni è facile da imparare. Lo apprendono molto prima dell’inglese. E poi lo sentono quasi come un loro codice segreto di comunicazione. Anche chi poi lo dimentica, matura però una facilità nell’imparare le lingue. E nel conoscere persone di altri Paesi».