Cultura & Società
I parchi artistici in Toscana
La Chambre n. 13 è forse l’opera più immediata ed emblematica tra le 79 ospitate nel Giardino di Daniel Spoerri, a Seggiano (Grosseto), sulle pendici del Monte Amiata, un grande parco di sculture e installazioni, iniziato nel 199, aperto al pubblico nel 1997, e in continua evoluzione. Oltre al «padrone di casa», sono una quarantina gli artisti presenti, quasi tutti «compagni d’esperienza di una vita».
L’idea del «Giardino» venne a Spoerri dopo aver visitato il Parco di Bomarzo. Ma non è stato lui, così almeno racconta, a cercare la Toscana e questo luogo incontaminato, lontano dalle principali arterie di scorrimento, di fronte ad un borgo medievale, a quasi 700 metri di altezza, ma a meno di 20 chilometri dalla vetta dell’Amiata. «Tutto mi è caduto dal cielo spiega l’artista , quasi come di cade in una trappola».
Romeno di nascita, ma con madre svizzera, Daniel Spoerri, classe 1930, è arrivato all’arte attraverso la danza, il mimo, il teatro e mille altri mestieri. La sua vita raminga è uno dei principali motivi ispiratori della sua arte. Ha vissuto a Zurigo, a Parigi, a New York, ma anche in una sperduta isola greca, Symi, dove rimase tra il 1966 e il 1967 e dove scoprì la gastronomia come forma d’arte.
Un’esperienza riproposta in piccolo a Seggiano attraverso un punto di ristoro. E il percorso consigliato parte proprio da qui. Costeggiando la casa di Spoerri, si scende nelle cantine (trasformate in sale d’esposizione) e poi verso il prato che accoglie il grande Sentiero murato labirintiforme (osservato dall’alto dallo splendido Visitatore, opera in bronzo di Seidel) e il gigantesco Monumento sedentario di Arman (tonnellate di pezzi d’aratro in accumulazione verticale alta quasi 8 metri). Si compie quindi una deviazione all’interno del bosco per poi risalire verso il centro della proprietà accompagnati dal rumore dell’acqua provocato da un abbeveratoio, da un fosso e da opere come Il gocciolatoio dei tritacarne. Si risale verso un altro bosco, dove le opere sono più nascoste, o forse più assimilate con il paesaggio.
«In questo luogo l’arte non deve imporsi con prepotenza, anzi: spesso succede che si nasconda. Questa a giudizio di Spoerri è l’idea fondamentale su cui è costruito il parco. Le opere vanno cercate, talvolta ci sorprendono. Così la natura ha tutta la sua libertà e questo giova anche all’arte».
Ridiscendendo verso le case, nascosta nella boscaglia va scovata la rammentata e suggestiva Chambre n. 13 o la grande Maschera ferrea di Kimitake Sato, ma non prima di avere attraversato l’opera più interattiva del percorso, il Penetrabile sonoro di Jesus Rafel Soto: 400 tubi d’alluminio di differente diametro, alti 3 metri, che passandoci all’interno suonano come campane.
Al «Giardino di Daniel Spoerri» fanno buona compagnia in Toscana parchi come La Fattoria di Celle a Santomato (a 4 chilometri da Pistoia) in cui l’insieme di architettura, scultura, parco, giardino e fontane costituisce un raro esempio della cultura sei-settecentesca del Granducato. A ciò si aggiungano gli «spazi d’arte» di Celle inaugurati nel 1982 con una sessantina di installazioni di arte ambientale. Le opere sono state concepite e realizzate all’aperto da artisti invitati a Celle, non sulla base della loro notorietà, ma attraverso una accurata selezione tra quanti evidenziavano con il loro lavoro di avere uno spiccato senso dell’ambiente oltre ad un chiaro talento artistico.
Di recente costituzione si segnala il Parco d’arte Enzo Pazzagli, soprattutto per la sua vicinanza a Firenze, anzi: per essere alla periferia sud della città, a Rovezzano. Il Parco con i suoi 24 mila metri quadrati di superficie espositiva è il più grande spazio dedicato all’arte contemporanea nel capoluogo toscano e si propone come centro attivo per la valorizzazione di artisti sia locali che internazionali grazie alla sua ampiezza e alla sua collocazione facilmente raggiungibile sia dal centro storico che dall’autostrada.
Attualmente sono presenti nel parco circa 150 sculture di varie dimensioni dello scultore Enzo Pazzagli, una scultura vivente formata da trecento cipressi, visibile dall’alto, l’opera Nuvole e luna di Marcello Guasti, alcune sculture di giovani artisti mentre altre sono in fase di collocamento. Tutte le opere sono dotate di illuminazione notturna. Pazzagli è un toscano doc, nato a Pietraviva in provincia di Arezzo, che ha appreso l’arte di modellare l’acciaio dal padre fabbro-ferraio. A venticinque anni si trasferisce a Firenze dove attualmente vive e lavora. La sua prima grande opera risale al 1966 con I tre Arlecchini. Il suo stile è fin dagli inizi molto riconoscibile, utilizza lastre in acciaio bronzato plasmate con la lancia termica. Fra le opere che seguono, il Pegaso (simbolo della Regione Toscana) che si trova nei giardini della sede della Regione a Novoli e il Gran concerto alto circa dieci metri composto da 94 pezzi, attualmente visibile nel Parco d’arte di Rovezzano.
Tra i parchi artistici toscani va annoverato anche Il Parco di Pinocchio, che non poteva che nascere a Collodi, dove nacque la madre di Carlo Lorenzini e dove lo scrittore trascorse l’infanzia e prese spunto per il suo pseudonimo.
Realizzato nell’arco di un trentennio, tra il 1956 e il 1987, quello di Pinocchio non è il consueto parco di divertimenti, ma piuttosto un’unità fantastica frutto di una creazione collettiva di artisti di grande personalità.
L’idea di celebrare a Collodi il famoso burattino con un complesso monumentale era stata, nel 1951, dell’allora sindaco di Pescia, Rolando Anzilotti che costituì il Comitato per il Monumento a Pinocchio e volle chiamare gli artisti più famosi del tempo ad evocare Pinocchio nella sua terra d’origine. Furono ottantaquattro gli scultori che risposero presentando i loro bozzetti al concorso nazionale bandito per la realizzazione del monumento: la vittoria andò ex aequo a Emilio Greco per Pinocchio e la Fata e a Venturino Venturi per la Piazzetta dei Mosaici.
Fu così che, nel 1956, nacque il Parco che con il passare degli anni si arricchì di nuove realizzazioni. Nel 1963 fu inaugurata l’Osteria del Gambero Rosso, con l’omonimo ristorante, opera dell’architetto Giovanni Michelucci.
Segnaliamo infine il Giardino dei Tarocchi, nei pressi di Capalbio, opera della scultrice Niki de Saint Phalle scomparsa di recente (era nata a Parigi nel 1930, da padre francese e madre americana). A lei si devono numerose installazioni composite e spesso monumentali tra cui, appunto, il «Giardino dei Tarocchi» (1979-1996).
Il Parco di Poggio Valicaia nasce da una donazione fatta, nel 1979, al Comune di Scandicci da Cesare Marchi (1909 – 1979), in seguito alla quale quella che era prima un’azienda agricola diventa Parco Pubblico. Dal 1998 l’attuale gestione ne disegna un profilo più naturalistico che risponde all’obiettivo di creare un’area che fosse meta di escursioni nel verde. Ma contemporaneamente vi si sono sempre svolte diverse manifestazioni: concerti, rappresentazioni teatrali, visite guidate per bambini ed anziani. Nel 2003, è stato inaugurato il «Museo all’aperto» allargando così ulteriormente l’utenza del Parco e consentendone uno sviluppo culturale.
Il Parco è raggiungibile uscendo dall’autostrada A1 a Firenze Signa e seguendo le indicazioni per Scandicci; a Scandicci raggiungere Piazzale Kennedy e prendere la strada provinciale per le colline; nei pressi della «pagoda» (Anastasia club) svoltare a sinistra e seguire le indicazioni per Poggio Valicaia; è possibile parcheggiare l’automobile nello spazio adibito a parcheggio subito prima dell’entrata.
Venendo da Grosseto in direzione Siena, dopo ca. 20km, a Paganico, si prende una strada a destra per il Monte Amiata e si prosegue in direzione di Arcidosso, Castel del Piano. Da Castel del Piano in direzione Seggiano, Siena. Lasciando il primo bivio per Pescina (subito dopo Castel del Piano), si prende una strada appena fuori Seggiano verso Pescina, campo sportivo (salendo a destra). L’entrata al Giardino si trova dopo ca. 600 m sulla sinistra, di fronte al campo sportivo.