Cultura & Società

Dante, Benigni chiude con un’ovazione

Un applauso lungo più di 5 minuti, il dono di una bambina, un palloncino colorato a forma di cuore, uno striscione a una finestra con scritto “Roberto, ora il nobel”. Così nella sera di sabato 19 ag,osto le oltre 5mila persone che gremivano piazza Santa Croce a Firenze, hanno salutato l’ultima interpretazione di Roberto Benigni, impegnato nella lettura della Divina Commedia, con 13 serate, iniziate il 25 luglio scorso, dedicate ad altrettanti canti dell’opera dantesca.

E, per la chiusura, Benigni ha scelto il canto 33/mo del Paradiso, l’ultimo dell’opera e della stessa vita di Dante. Un canto, come ha sottolineato Benigni, “in cui parla della perfezione della donna, incarnata dalla Vergine Maria, umile come la ragazzetta 16enne di Nazaret che Dio volle dall’eternità”.

Un vero e proprio inno alla figura femminile che, attraverso essa, Benigni con Dante, incontra l’onnipotente “amore che move il sole e l’altre stelle”. Passaggi dell’opera di Dante che vengono sottolineati dagli applausi continui del pubblico, tra cui erano presenti anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti, il centravanti campione del mondo e della Fiorentina Luca Toni, e il collega e corregionale di Benigni, Leonardo Pieraccioni, al quale Benigni rivolge un invito che suona anche come una scherzosa minaccia: “Visto come sono andate bene le mie serate con Dante, il prossimo anno in questa piazza per sei mesi potrebbe esibirsi Pieraccioni con l’interpretazione di tutte le opere di Ariosto”.

E, tra l’esegesi delle terzine del poeta e metafore che dall’epica religiosa approdano alla lirica, il comico inserisce nel suo monologo introduttivo strali verso il mondo politico, scegliendo come bersagli preferiti Berlusconi e Calderoli, verso il malcostume venuto alla luce con le intercettazioni telefoniche. In questo mondo, come un’allegoria dantesca, si inseriscono infine, nella realtà i personaggi della vita giovanile di Benigni, gli uomini che animavano la casa del popolo di Vergaio, dove il comico crebbe: da Marione il filosofo al Guercio di Vinci. Tutto un universo che, però, pur tra mille difetti umani e debolezze, trova la sua consacrazione proprio grazie al cammino purificatore di Dante e alla grazia che riceve dalla Madonna che gli permette di vedere “per un attimo eterno il volto di Dio, e per un attimo eterno di sentirsi Dio”. (ANSA).

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