Cultura & Società

L’etica? Importante come l’aria

di Andrea FagioliMonsignor Paglia chiede se «Giuliano è arrivato». Lui, il vescovo di Terni, si è appena liberato dai cronisti che gli hanno chiesto del viaggio del Papa in Turchia.

Quel «Giuliano», detto così a proposito del Ministro dell’interno Amato, suona confidenziale e promette un dibattito aperto, a tutto campo, ma sottintende anche una conoscenza precedente e altre occasioni simili dalle quali è nato anche un libro, Dialoghi post-secolari (edito da Marsilio), in cui l’uomo politico, che è anche un intellettuale capace di suscitare il dialogo con il mondo cristiano, e il vescovo, consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio e fecondo scrittore, ci conducono nella dimensione «post-secolare», termine con cui viene definito un tempo in cui le religioni chiedono più visibilità e influenza nello spazio pubblico. Fede e ragione sono chiamate, in queste pagine, a una nuova alleanza davanti alla necessità di gestire con criteri nuovi le possibilità illimitate della scienza e di trovare convergenze su assoluti etici quali il rispetto della dignità umana e il valore della libertà. Il dialogo propone un nuovo umanesimo per il XXI secolo, che individui un modello di laicità nel quale le religioni non siano confinate nel privato, ma possano concorrere al bene di tutti e favorire la convivenza civile.

Giuliano Amato, giurista, più volte ministro (attualmente, come detto, responsabile dell’Interno) e presidente del Consiglio, è stato da ultimo vicepresidente della Convenzione per la stesura della Costituzione europea.

Vincenzo Paglia è vescovo di Terni-Narni-Amelia e presidente della Commissione ecumenismo e dialogo della Conferenza episcopale italiana.

Amato e Paglia sono all’Istituto Stensen di Firenze per il «gran finale», l’incontro conclusivo del «Novembre stenseniano» quest’anno dedicato all’etica, a «Valori e principi in una società pluralistica e multireligiosa».In precedenza il vescovo Paglia aveva ricevuto in Palazzo Medici Riccardi il «Premio della solidarietà 2006» assegnato a nome della Provincia di Firenze dal presidente Matteo Renzi. Presenti alla cerimonia anche il rabbino Capo di Firenze e Siena, Joseph Levi, e il presidente della Comunità islamica di Firenze, nonché responsabile dell’informazione dell’Ucoii, Izzedin Elzir.

La giornalista Sandra Bonsanti, ora presidente dell’Associazione «Libertà e giustizia», chiamata a introdurre e moderare l’incontro dello Stensen, spiega a monsignor Paglia come si svolgerà il dibattito: sarà lei a porre le domande e la prima, anche dal palco, non potrà che essere sul viaggio del Papa in Turchia e in particolare sul dialogo religioso con l’Islam e sul dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa.

«Per quanto riguarda l’incontro con l’Islam, possiamo definire quello del Papa che prega in una moschea – spiega monsignor Paglia – una icona emblematica: una preghiera molto raccolta, senza gesti, ma intensa. C’è stato un avvolgimento dello spirito che ha coinvolto il Papa in questo gesto che fa fare un passo avanti ancora al dialogo».

Riferendosi, poi, al rapporto tra i cattolici e gli ortodossi, secondo il presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo religioso, «non solo si è riaffermata l’irreversibilità del cammino ecumenico, ma ha avuto una spinta particolarmente positiva in più».

Per il vescovo di Terni, la visita di Benedetto XVI in Turchia è stato un evento «storico». E «le sue parole finali di saluto sottolineano proprio la storicità di questo viaggio, che era e resta un crocevia fondamentale per il Mediterraneo, l’Europa e il mondo».

«Il viaggio del Papa in Turchia – ribadisce il ministro – è stato un successo straordinario, perché non si è presentato come un conquistatore ma come uno che ha detto umilmente “uniamoci e preghiamo” ed ha trovato una sponda dall’altra parte. E stato utile a quelli di qua per capire quelli di là».

«Il mondo musulmano – spiega Amato – è stato chiuso in secoli in cui noi ci siamo aperti, si è sottratto alla modernità dopo essere stato la radice dei lumi. Noi siamo arrivati ai lumi e loro ne sono rimasti estranei, e quando hanno mostrato interesse per il nostro esempio, noi abbiamo risposto con il colonialismo, abbiamo occupato i loro paesi, apparendogli come un potere soverchiante. Da allora è difficile non essere visti da loro come coloro che vogliono imporre il loro potere, anche attraverso verità religiose».

«Non mi sento colpevole per i disastri del colonialismo commessi anche dall’Italia – aggiunge il ministro –, ma non sono così sciocco da non vedere quello che è accaduto e che si riverbera ancora oggi. Questo non vuol dire rinunciare alla dialettica, ma predisporsi con umiltà anche a capire le ragioni degli altri».

Se il discorso specifico sull’etica è rimasto un po’ sfumato dietro la «lettura» del viaggio papale da parte dei due protagonisti del confronto, ci ha pensato il direttore dello Stensen, il gesuita padre Ennio Brovedani, che, richiamandosi a Kant e all’immagine della colomba e dell’aria come metafora del rapporto tra la ricerca umana e l’esperienza etica, ha ribadito che «l’etica è importante quanto l’aria che respiriamo. Difficile casomai è stabilire le condizioni dell’aria».