Cultura & Società
I luoghi della scienza/2: Prato
di Francesca Galluzzi
L’invito a entrare promette un viaggio nel tempo e nello spazio, che ripercorre la formazione del sistema solare, quella dei singoli pianeti e presenta le teorie su come la vita si è affacciata sulla Terra. Tutto questo nel Museo di Scienze Planetarie, unico nel suo genere in Italia, poco conosciuto fuori dalla città che lo ospita, Prato. Il Museo, anno di nascita 2005, ha sede in una ex caserma dei Vigili del Fuoco, è un luogo di divulgazione scientifica, di didattica, ma anche di ricerca, che è stato voluto dalla Provincia di Prato ed è gestito da una Fondazione che comprende l’Istituto Geofisico Toscano e l’Università degli Studi di Firenze. Se l’Istituto Geofisico Toscano, di antica tradizione, è una delle realtà più attive nello studio dei fenomeni sismici in questa parte della regione, la Fondazione Prato Ricerche si occupa della ricerca di processi legati all’impatto di corpi interplanetari sul nostro pianeta.
Per rendere tutto questo comprensibile al grande pubblico il museo si è dato una struttura molto particolare. Il visitatore è accolto dal sistema solare con la sequenza dei pianeti (Mercurio, Venere, Terra, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno, Plutone) modellini in scala appesi sopra una parete curva. Ad ogni pianeta corrisponde una postazione video, 10 in tutto, dove si può approfondire la conoscenza sui singoli pianeti, le loro caratteristiche, i loro satelliti, quando e come sono stati esplorati. Si passa poi alle vetrine, dove la vita del sistema solare viene raccontata dalla nascita della nebulosa solare grazie ai numerosissimi campioni di meteoriti esposte. Grandi pannelli esplicativi parlano delle caratteristiche delle meteoriti che possono essere condritiche o differenziate, e che per la loro morfologia raccontano come un libro gli stadi di formazione della materia nell’universo. La collezione di meteoriti di questo museo è vastissima, circa 400 esemplari di cui solo 120 esposti: grande emozione di fronte ad alcuni pezzi provenienti da Marte e dalla Luna, frammenti di questi pianeti che dopo aver girovagato nello spazio sono state catturate dalla gravità terrestre e sono diventati oggetto degli studi specifici.
Uno dei pezzi più interessanti del museo è la meteorite di Nantan, un blocco ferroso dal peso di 272 chilogrammi, caduto in Cina nell’omonima regione nel 1516 in compagnia di una ventina di altri mastodontici massi. Gli esemplari che sono stati acquisiti dal Museo sono anche frutto di spedizioni che ancora oggi la Fondazione Prato Ricerche compie, sia nel Nord Europa che nel Sahara. Il Museo parla anche in modo approfondito dell’impatto che questi frammenti celesti hanno sulla Terra, con analisi dei crateri e delle nuove rocce che si formano nel terribile scontro. L’ultima sezione del museo è dedicata alla Terra, con un’esposizione mozzafiato di minerali, provenienti da collezioni che sono state la vera e propria base di tutto il progetto. La collezione Nardini infatti con i suoi 1354 esemplari fu acquistata dalla Provincia di Prato già nel 1999. Anche i più profani in questo campo resteranno affascinati dalla bellezza della brasilianite del Minas Gerais, considerato uno dei pezzi più prestigiosi al mondo, oppure dalla grandiosa pirite elbana, ispida di cristalli. Nella parte centrale del museo delle postazioni multimediali di facile consultazione analizzano le teorie scientifiche sull’origine della vita sulla terra. Il percorso si conclude con la quadrisfera: affacciati su un terrazzino, si assiste all’accensione di un enorme globo fatto di schermi che presentando una sequenza di immagini e musica ripercorre le varie fasi dal Big Bang alla formazione del sistema solare alle forme di vita e alla terra come la conosciamo oggi. L’effetto della maxi sfera, reso grazie ad un gioco di specchi, ha risultati veramente spettacolari.
Classi, gruppi di bambini e famiglie sono il pubblico per eccellenza del Centro di Scienze Naturali, conosciuto anche come Parco di Galceti. Il Centro, che è una Fondazione del Comune di Prato, è costituito da un bel parco naturale popolato da animali oltre che da una vasta parte a Museo, con 750 metri quadri di sale espositive, dove trionfano non solo le scienze naturali ma anche i reperti archeologici e paletnologici. Si trova infatti alle pendici del Monteferrato, zona popolata fin dal Paleolitico. Il Centro di Galceti si propone come vero e proprio polo scientifico, grazie anche alla presenza di un planetario per lo studio dei pianeti e delle stelle e il Centro regionale per il recupero fauna selvatica. È proprio per questo aspetto che Galceti è più conosciuto e il fatto di essere diventato un’oasi naturalistica ne rappresenta anche il lato maggiormente godibile, soprattutto nella bella stagione. Alle porte di Prato infatti si trova questa vasta zona protetta, una splendida pineta che gli animali selvatici hanno eletto a loro ambiente, mentre il parco del Centro si stende per otto ettari all’interno dell’area, con percorsi pedonali che costeggiano i numerosi recinti nei quali si trovano gli animali che vengono affidati alle sapienti cure degli addetti di Galceti. Animali selvatici trovati moribondi, animali domestici abbandonati e disperati, tutti vengono curati cercando di recuperarli alla vita libera. Non un parco zoologico quindi, ma «un ospedale» per animali, che rimessi in sesto riguadagnano la libertà, con l’eccezione dei casi che non è stato possibile riadattare.