Cultura & Società
Palio «fotocopia», ma chi lo vincerà?
di Marco Lapi
Comunque vada, sarà un Palio destinato a passare alla storia. Anzi, c’è già passato: l’estrazione di domenica 6 luglio è stata così particolare che non se ne ritrova una simile in tutta la plurisecolare vita della manifestazione senese. Una combinazione davvero clamorosa, che è parsa perfino offuscare un po’ la vittoria dell’Istrice che quattro giorni prima aveva riconsacrato Trecciolino, al secolo Luigi Bruschelli, re della piazza dopo un periodo di appannamento che qualcuno già frettolosamente scambiato per l’imbocco del viale del tramonto.
Per chi ancora non lo sapesse o se ne fosse dimenticato, il meccanismo del Palio di Siena prevede che vengano estratte di volta in volta tre contrade (o quattro e più nel caso di una o più squalifiche) che vanno ad aggiungersi al lotto delle sette che corrono di diritto non avendo partecipato alla precedente «carriera» omologa (dato che luglio va sempre con luglio e agosto con agosto) così da raggiungere nuovamente il numero delle dieci partecipanti previste. Per il Palio di luglio l’estrazione avviene l’ultima domenica di maggio, mentre per quello di agosto si provvede appunto nella domenica successiva al Palio di Provenzano, in modo che il lotto complessivo delle contrade sia comunque noto un mese e poco più prima della corsa. Per il gioco delle probabilità, è rarissimo che in piazza vengano a trovarsi le stesse contrade di un Palio precedente, essendo le combinazioni possibili ben 19 mila 448. Finora tale situazione si era verificata solo 11 volte, 12 considerando anche il Palio ripetuto per volontà di Maria Luisa d’Austria il 20 agosto 1804 con le stesse contrade della «carriera» di quattro giorni prima (ma in quel caso naturalmente la sorte non c’entrò per niente). In tempi recenti, l’ultimo «Palio bis» si è corso il 16 agosto del 2000, «fotocopia» di quello che si disputò il 5 luglio 1762. Per trovare il caso precedente occorreva risalire al 2 luglio 1936, quando corsero le stesse contrade del 16 agosto 1925, appena 11 anni prima, record, fino ad oggi, di vicinanza tra due Palii gemelli (escluso ovviamente il già citato «straordinario» di Maria Luisa), mentre il «record di lontananza» è e resta proprio quello tra il 2000 e il 1762. Mai, invece, si è verificato il caso di un terzo Palio con le stesse dieci.
Premessa lunga, questa, ma necessaria per dare l’idea della straordinarietà dell’estrazione del 6 luglio, che ha dato luogo allo stesso lotto di contrade del 16 agosto di due anni fa: Aquila, Bruco, Drago, Nicchio, Oca, Pantera, Selva, Tartuca, Torre e Valdimontone. Proprio per il meccanismo del Palio, perché si possa verificare un simile evento devono essere estratte le stesse tre contrade che erano andate a completare il lotto del Palio omologo dell’anno precedente, e così è stato. Non solo, ma l’estrazione è avvenuta anche nello stesso ordine rispetto al 2007: Bruco, Valdimontone e Drago. Che dire? Materia per gli amanti delle statistiche e del calcolo delle probabilità. Ma così, a occhio e croce, sembra un po’ la stessa cosa che centrare una combinazione al Superenalotto. Con la differenza che qui le vincite non sono previste, almeno di quel tipo. L’unica vittoria che interessa ai contradaioli si sa bene qual è e si sa anche che non porta denaro: piuttosto lo porta via. Ma non importa, per un «cencio» in più in contrada vale la pena di frugarsi nelle tasche. Nel «Palio fotocopia» del 2006 a trionfare fu la Selva, guarda caso l’unica contrada finora capace di vincere due carriere gemelle, quelle del 2 luglio 1730 e del 16 agosto 1919. Ripetersi sarebbe eccezionale, e non solo per gli appassionati delle statistiche. Ma come al solito un grande ruolo lo giocherà la sorte, ovvero la «tratta» di mercoledì 13, data in cui i dieci cavalli scelti dopo la selezione delle batterie saranno abbinati alle contrade. Come sempre, qualcuno salterà di gioia e altri si rassegneranno a portare nella stalla una «brenna», che poi magari potrebbe anche non rivelarsi tale. Ed è anche sulla base della tratta che si decideranno le «monte», con Trecciolino alla rincorsa della dodicesima vittoria, che lo porterebbe a due passi da Aceto, fermatosi a 14, e a tre dal record assoluto di Bastiancino, che corse nel Settecento, e del Gobbo Saragiolo, che lo raggiunse a 15 nell’Ottocento. Ma sarà anche, ancora una volta, un Palio «dei quattro verdi», ossia con in piazza le quattro contrade che hanno il colore verde nel loro vessillo (Bruco, Drago, Oca e Selva), evento che, secondo la tradizione, è sinonimo di sciagura o quantomeno di difficoltà (non a caso, verde è la bandiera che segnala il rinvio della corsa in caso di pioggia o per altre cause). Una credenza spesso smentita, ma è certo che con ben tre coppie di rivali al canape (Aquila e Pantera, Nicchio e Montone, Oca e Torre) quantomeno ci sono tutte le premesse per una mossa a dir poco snervante.