Cultura & Società

Una rubrica per il buon litigio

di Franco Cardini

I francesi le chiamano idées reçues

Il guaio è che molte di queste pietanze spesso gradevoli al gusto, ma abbastanza disgustose nella sostanza, vengono servite perfino nelle scuole. Sono tuttavia i mass media le cucine che più spesso le preparano e i ristoranti che abitualmente le sevono, magari a caro prezzo.  E non mancono gli anchor men televisivi e gli opinion leaders giornalistici che, di questi templi della Gastronomia Culturale Contraffatta sono i rinomati maîtres, gli strapagati chefs, i riveriti sommeliers.

Smettiamola, una buona volta, con queste cibarie inquinate e avariate. In tempi di disorientamento  politico e culturale – e i nostri lo sono – posson risultare pericolosi, anzi dannosi per la nostra salute  civica. Che si chiama Libertà.

Parliamo dunque di storia, anche di quella contemporanea che confina con la politica. Perché no? Facciamolo senza  infingimenti e senza censure. Liberamente: e magari con una punta di bastianocontrarismo, di voglia di scandalizzare. Tiriamo un po’ di sassi nello stagno; o, se preferite, in piccionaia. Di solito, quando sente parlar di storia, chi vuol saperne un po’ di più  per impostare un dibattito critico, prende qualche appunto. Vi daremo una mano: fornendovi addirittura materia per veri e propri «contrappunti». In senso non  musicale, bensì informativo-polemico. V’inviteremo a qualche viaggetto dall’altra parte della luna degli storici e dei politici, quella che in generale non si visita e che qualcuno preferisce proprio non guardare: anzi: far finta che non esista. Verità nascoste, particolari sottovalutati, indizi trascurati, testimonianze scomode messe a tacere.

Credeteci: ce n’è per tutti. E magari, perché no?, cristiani compresi. Giovanni Paolo II ci ha invitato con la sua abituale energia alla «purificazione della memoria»: ch’è memoria storica. Ce ne sono, anche nella storia della Chiesa (e delle Chiese), di cose da sapere, da chiarire, da discutere. Non arretreremo dinanzi agli argomenti scomodi di casa nostra. Ma non faremo nemmeno sconti agli altri. Magari cominciando dall’evento storico che nei prossimi due anni terrà banco, il processo d’unità nazionale e il «triennio magico» 1859-61, del quale siamo adesso in piena celebrazione. Come se ne parla nella scuola? Come ci si prepara a festeggiarlo nella nostra società? E che cosa c’è sul serio da festeggiare?

Aspettatevi le critiche, anche aspre. «Revisionismo», si obietterà. Parole magiche, usate con chiaro terroristico intento: per intimidire. Ma noialtri, da buoni cattolici, delle parola magiche non abbiamo paura: sono superstizioni. La storia è per sua natura revisione continua di pareri precedenti alla luce di nuove fonti e di nuove acquisizioni critiche. O è revisione, o non è nulla. Ovviamente, vogliamo provocare scandali e polemiche. Buon litigio a tutti.