Cultura & Società
Crusca: così la «madre» delle accademie, a differenza delle «figlie», vive di stenti
In occasione del Collegio straordinario del 23 giugno, gli accademici della Crusca e i soci corrispondenti italiani e stranieri hanno deciso di manifestare le proprie fondate preoccupazioni sul futuro dell’istituzione di cui fanno parte, di rendere pubblicamente nota la situazione di assoluta precarietà economico-finanziaria in cui essa si trova e di chiedere al Governo interventi adeguati. È un fatto straordinario: in questi anni tutti i presidenti che si sono succeduti alla guida dell’Accademia hanno ripetutamente espresso molte preoccupazioni, ma ora tutti gli accademici insieme hanno voluto fare sentire la loro voce.
Non ne ho memoria: eppure ho cominciato a frequentare l’Accademia della Crusca fin dagli anni Settanta. E proprio dal mio maestro Giovanni Nencioni, quasi quotidianamente, sono stata informata dei gravi problemi che affliggevano l’istituzione da lui a lungo presieduta. Crisi ricorrenti, battaglie continue per permettere alla più antica accademia linguistica del mondo di continuare a svolgere il proprio compito istituzionale di studio, tutela e valorizzazione della lingua italiana. Grazie al suo impegno e prima ancora a quello dei suoi predecessori, due grandi linguisti come Bruno Migliorini e Giacomo Devoto, l’Accademia della Crusca (attiva fin dal 1583) è diventata un moderno istituto di ricerca, formazione e divulgazione, la cui autorevolezza oggi è riconosciuta da tutti nel mondo. E l’ultimo presidente Francesco Sabatini (ora presidente onorario) ha saputo valorizzare proprio l’antica vocazione internazionale dell’Accademia, attraverso iniziative come la Settimana della lingua italiana nel mondo o la Piazza delle lingue d’Europa.
Possiamo chiederci come mai nel nostro Paese ci sia un’anomalia tanto evidente: l’Accademia della Crusca, che con l’invenzione di un grande Vocabolario storico nazionale (1612-1923), è stata la «madre» di tutte le grandi accademie europee (l’Académie française, la Real Academia spagnola, la Compagnia fruttifera di Weimar, i cui obiettivi sono ora propri dell’Institut für Deutsche Sprache di Mannheim) soffre da tempo una condizione di assoluta precarietà economico-finanziaria che è completamente sconosciuta a tutte le altre.
La risposta va cercata nella nostra storia linguistica complessiva, nel ritardo dell’unificazione politica e in una sorta di «trascuratezza» nei confronti della lingua nazionale che è purtroppo oggi molto diffusa nel nostro Paese.
Molti non sanno che la lingua è il più prezioso bene culturale immateriale che abbiamo, nel quale è sedimentata tutta la nostra storia.
L’Accademia della Crusca fin dalla sua nascita è impegnata non solo a «regolare» la lingua, ma a far sì che se abbia una maggiore consapevolezza.
Una prima, importante, risposta all’appello degli accademici della Crusca è già arrivata. Desidero ringraziare pubblicamente Enrico Rossi, nuovo Presidente della Regione Toscana, per avere dichiarato di volere sostenere stabilmente l’istituzione che ora presiedo.
Il suo è un gesto che segna un significativo e concreto cambiamento «politico» nei confronti dell’Accademia della Crusca e va quindi ben al di là del contributo in denaro che la Regione Toscana vorrà darci.
Mi auguro che non resti isolato.