Cultura & Società
Il millenario di Camaldoli
L’Eremo di Camaldoli si avvicina al tempo delle sue mille candeline, cosicché i monaci, gli eremiti e le monache camaldolesi che lo riconoscono idealmente come la loro casa madre, insieme a numerosi amici, hanno desiderato organizzare una serie di iniziative che non solo ricordassero la sua lunga storia, ma ne presentassero anche il volto attuale. Per questo dal 7 febbraio prossimo prenderanno avvio le «celebrazioni millenarie» che vogliono essere una grande azione di rendimento di grazie per il dono di questo luogo e di quanti lo hanno abitato o anche solo attraversato arricchendolo spiritualmente o materialmente. I monaci e le monache desiderano esprimere la loro gratitudine insieme a tutti coloro che la condividono e sentono una vicinanza con loro. Queste celebrazioni millenarie sono concepite come un periodo di preparazione alla ricorrenza attraverso eventi di tipo religioso e culturale che si protrarranno almeno fino al 6 agosto 2013, anzi anche oltre questa data, proprio perché i tanti appuntamenti previsti sono stati pensati innanzitutto come una occasione per riscoprire, approfondire, riprendere a ricercare questa storia e riproporre i valori e gli ideali che l’hanno animata.
Il calendario prevede appuntamenti di diversa natura: le principali feste liturgiche a cominciare da quelle della dedicazione delle chiese dell’Eremo e del Monastero (rispettivamente 23 agosto e 25 giugno) che ricorda il momento fondativo e dei loro titoli (6 agosto Trasfigurazione, 7 agosto santi Donato e Ilariano), ed ovviamente la solennità di san Romualdo il 19 giugno che, ormai da decenni, ogni anno costituisce il principale momento di festa camaldolese.
All’approfondimento del passato sono dedicati due convegni storici che si terranno nella foresteria del monastero di Camaldoli. Il primo (31 maggio-2 giugno 2012) presenterà i principali momenti della storia di Camaldoli e dell’Ordine camaldolese dalle origini alla fine del XV secolo. Il secondo (30 maggio-1° giugno 2013) proseguirà la medesima indagine per i secoli XVI-XX.
Con le iniziative del Millenario, oltre che a riportare l’attenzione sulla storia di Camaldoli, si desidera offrire occasioni per approfondire il significato dell’esperienza monastica e della vita benedettina-camaldolese oggi. A questa riflessione sono dedicati tre convegni di spiritualità monastica di cui il primo si è tenuto nel maggio scorso e i prossimi rispettivamente nell’ottobre 2012 e 2013. Questi incontri sono l’occasione per una approfondita riflessione sul monachesimo contemporaneo e su alcuni aspetti della spiritualità camaldolese.
Oltre all’annuale programma offerto dal Monastero di Camaldoli di settimane bibliche, liturgiche e teologiche, si terranno anche specifici incontri serali aperti a tutta la popolazione. È il caso dell’itinerario spirituale che collegherà Ravenna, patria di san Romualdo, a Camaldoli. Una serie di incontri con conversazione su tematiche culturali seguite da momenti musicali formeranno le tappe di quella che è stata chiamata via sancti Romualdi.
Inoltre, a Camaldoli il 17 maggio prossimo avrà luogo l’annuale giornata di incontro del clero toscano, con la partecipazione di vescovi e presbiteri provenienti da tutta la regione.
Ma gli eventi del Millenario non si terranno unicamente a Camaldoli: vi saranno esposizioni, giornate di studio e incontri anche in altri luoghi. Sono previste mostre dedicate a evidenziare la storia o alcuni aspetti della produzione artistica e letteraria camaldolese ad Arezzo, Firenze, Ravenna e Venezia, città in cui la presenza camaldolese è stata particolarmente significativa lungo questi mille anni di storia. Così in vari luoghi si terranno anche giornate di studio e spiritualità.
Camaldoli è l’ultima fondazione di san Romualdo, monaco vissuto a cavallo dell’anno Mille, che ha trascorso buona parte della sua vita in modo itinerante, trasferendosi da un luogo all’altro per fondare piccole comunità monastiche o riformare cenobi ed eremi già esistenti. Se per i più oggi, anche nelle comunità ecclesiali, questo austero eremita risulta essere un «insigne sconosciuto», in vita fu un uomo spirituale rinomato e ricercato anche da papi e imperatori. Propugnatore di istanze di rinnovamento spirituale che si andavano diffondendo nel secolo XI e non mancarono di incidenza istituzionale nel mondo ecclesiale.
È negli ultimi anni della sua vita che Romualdo, ancora una volta alla ricerca di un luogo adatto per una nuova fondazione, si incontra con il vescovo Teodaldo di Arezzo che gli offre a questo scopo una proprietà posta sui monti al limite dei confini della diocesi: il «campo di Maldolo». Così era denominata una radura in pendio che si apriva in mezzo ai boschi presso la quale vi erano sette emersioni di acqua sorgiva. Non sappiamo chi o cosa fosse il Maldolo a cui veniva riferito il campo, solo successivamente nacque la leggenda di un conte che avrebbe donato il terreno. In realtà, è il desiderio di Teodaldo di non mancare l’occasione offertagli dall’incontro con l’eremita Romualdo che favorisce il nascere dell’eremo e del vicino ospizio. Infatti, fin dall’inizio, in una località poco sottostante l’eremo, denominata Fontebuona, veniva gestito dai monaci un ospizio per l’accoglienza di viandanti e pellegrini. Nel giro di pochi decenni si trasformò in un vero e proprio cenobio che rimodellò la primitiva struttura camaldolese. Eremo e monastero costituirono ambedue luoghi-dimensioni dell’avverarsi del carisma camaldolese. La solitudine per favorire nel silenzio la ricerca di Dio, la comunione fraterna anima di una charitas evangelica che si apre con l’ospitalità all’altro, affinché nessuno nella casa di Dio si senta straniero.
Consapevoli di trovarci all’inizio di un nuovo millennio queste celebrazioni non vogliono essere un consolante traguardo, ma lo stimolo a proseguire il cammino che Dio vorrà porci innanzi.
La composizione semplice e dai colori armoniosi, che richiamano la natura di ogni elemento, rappresenta il collegamento che vi è tra il Cielo e la Terra, il movimento dello Spirito che come se fossero le due parti di una clessidra dall’alto scende verso il basso per permeare ogni cosa.