Cultura & Società
Lo straordinario incontro tra Vangelo e teatro
di Michael Cantarella
Un giorno Pierpaolo Pasolini affermò: «Nel teatro la parola vive di una doppia gloria, mai essa è così glorificata. E perché? Perché essa è, insieme, scritta e pronunciata. È scritta, come la parola di Omero, ma insieme è pronunciata come le parole che si scambiano tra loro due uomini al lavoro, o una masnada di ragazzi, o le ragazze al lavatoio, o le donne al mercato come le povere parole insomma che si dicono ogni giorno, e volano via con la vita».
Con queste poche parole Pasolini fotografa la dimensione del teatro come rappresentazione del quotidiano. Un tema davvero complicato quello del teatro in questa estate 2012, quando, alle porte delle vacanze estive, si è distratti dall’afa e dalle complicazioni di un’economia che continua a zoppicare.
In realtà quest’arte millenaria ha permesso alla gente comune di vedere rappresentate le proprie esistenze, le miserie, i vizi e le virtù. Nelle pieghe della storia, questa ha permesso la rappresentazione delle ansie e dei sogni degli spettatori. Assume poi un significato tutto particolare la dimensione del cosiddetto «teatro dello spirito», ovvero quella forma di rappresentazione teatrale che si pone il problema della ricerca del senso e del significato della vita e che affonda le sue radici nell’esperienza cristiana.
Proprio sulla scia di questa ricerca, circa due anni fa è nata l’idea della Cei (Conferenza episcopale italiana) e di Federgat (Federazione gruppi attività teatrale) di lavorare sui «teatri dello spirito», un progetto ormai affermato che mette insieme compagnie teatrali professioniste e amatoriali, con l’intento di far emergere e dare spazio agli spettacoli che hanno come filo rosso la rappresentazione della fede in tutte le sue accezioni. Una strategia che, secondo il presidente di Federgat, Fabrizio Fiaschini, «non guarda esclusivamente allo spettacolo, ma anche (e soprattutto) allo spettatore, interlocutore privilegiato della messa in scena e testimone di un mistero che, nel caso della spiritualità, si carica di domande profonde».
Questo luglio l’esperienza dei teatri del sacro si andrà a fondere con un’altra storia, che ha origine nel cuore della Toscana, e che da oltre sessant’anni si ripete nell’ineguagliabile cornice di San Miniato, rappresentando uno degli eventi culturali più importanti d’Italia: la Festa del teatro del dramma popolare.
L’Istituto del Dramma Popolare nasceva, come si legge nello statuto, «per ridare al popolo il suo teatro, per far sì che il teatro acquisti nella evoluzione sociale la sua missione guida».
Dal 1947, con la dedizione e la passione di don Giancarlo Ruggini e di molti altri sanminiatesi, quella volontà di ripartire dopo gli anni bui della guerra e del passaggio del fronte diventò la possibilità per le persone di godere di spettacoli teatrali di prim’ordine, ma soprattutto di ridare vita ai principali punti di contatto delle persone e tra le persone: la piazza e la chiesa, ovvero i «contenitori» del Dramma.
La fusione di queste due esperienze ha dato vita all’organizzazione di un importante convegno, intitolato «I teatri e l’esperienza del sacro», che si svolgerà a San Miniato il 13 e 14 luglio prossimi. Il convegno, dedicato sia agli addetti ai lavori che agli appassionati di teatro, conterà su un parterre di relatori davvero importante. Porteranno infatti il loro contributo, tra gli altri, mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali della Cei, Fabrizio Fiaschini, presidente di Federgat, Silvia Guidi, redattrice culturale dell’Osservatore Romano, Alessandro Bernardi, ordinario di storia del teatro e della drammaturgia dell’Università cattolica del Sacro Cuore.
Grande soddisfazione per il vescovo Fausto Tardelli, che ha fortemente voluto portare a San Miniato il convegno: «L’evento riveste un’importanza del tutto particolare per il fatto stesso che porta a San Miniato una significativa iniziativa culturale della Chiesa italiana sul teatro e per il teatro. Rappresenta per San Miniato e per la storia del Dramma popolare un elemento di indubbio arricchimento, che rinsalda quelle radici cristiane che sono alla base della nostra bella e lunga esperienza teatrale». Il Vescovo ha poi proseguito: «Se l’intuizione di chi avviò l’impresa tanti anni fa è risultata feconda a motivo delle rappresentazioni di grandissimo livello a cui ha dato luogo, il Convegno che ci apprestiamo a realizzare apporta un altro elemento di rilievo: il riflettere e il ragionare sullo straordinario incontro tra vangelo e teatro, tra interrogativi profondi dell’uomo e il gioco affascinante della rappresentazione teatrale».
Nella foto, la rappresentazione del 2011 al Dramma Popolare