«Non riuscirei a trovare altra motivazione a una simile, gravissima decisione, se non quella di una precisa volontà politica tesa a penalizzare Firenze e la Toscana». Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi usa toni perentori per commentare l’esclusione del Maggio Musicale Fiorentino da quel piccolo gruppo di Fondazioni lirico-sinfoniche a cui il decreto legge di riforma approvato ieri dal consiglio dei ministri avrebbe riconosciuto una posizione speciale in quanto strutture di particolare interesse nazionale.Il condizionale è d’obbligo, visto che il testo del decreto non è ancora stato reso noto. Ma le prime notizie diffuse hanno fatto capire che solo alla Scala e all’Accademia di Santa Cecilia verrebbero riservate, grazie al decreto, maggiore certezza nei finanziamenti e maggiore flessibilità gestionale.«Il Maggio Musicale Fiorentino prosegue il presidente Rossi è una delle più antiche istituzioni musicali italiane. Il suo prestigio è riconosciuto a livello internazionale. I migliori artisti fanno a gara per esibirsi nelle sue produzioni, che viaggiano in tutto il mondo accolte con straordinario successo. Visto che sotto ogni profilo di valutazione il Teatro ha tutte le carte in regola, con il sovrintendente Giambrone e con il direttore principale, il maestro Zubin Mehta, voglio credere che si tratti di una omissione involontaria e sono al fianco del Comune di Firenze per le iniziative che sarà necessario intraprendere. Scriverò immediatamente al ministro Bondi per chiedergli un chiarimento e per sollecitarlo a riconsiderare una scelta che considero del tutto sbagliata». (cs-Susanna Cressati)